Tokyo Godfathers
Tokyo Godfathers può essere definito come una fiaba di Natale, un film capace di commuovere e divertire, guardandolo non è difficile che lacrime e sorrisi possano confondersi. È un film di animazione dal taglio realistico, senza nessun elemento fantascientifico, il disegno è accurato con una particolare attenzione ai dettagli. È scritto e diretto da Satoshi Kon, anche autore di “Millennium Actress” e di “Paprika – Sognando un sogno”, prematuramente scomparso nel 2010. Nel tentativo di spiegare le sue intenzioni il regista ha affermato che: “l’intento non era precisamente di creare realismo, ma di sprigionare un’atmosfera onirica attraverso una rappresentazione molto fedele del vero”.
A Tokyo, durante il periodo Natalizio, tre senzatetto trovano per caso una bambina apparentemente abbandonata tra i rifiuti dai suoi genitori. Il travestito Hana, colpito da un fortissimo desiderio di maternità, considera la bambina, che decide di chiamare Kiyoko, come un dono del cielo e decide di tenerla, ma i suoi compagni d’avventura, il rude ed alcolizzato Gin e la giovane Miyuki, insistono per portarla dalla polizia ritenendo questa la soluzione migliore. Raggiunto un compromesso con Hana i tre decidono di utilizzare i pochi indizi trovati insieme alla bambina per avventurarsi alla ricerca dei suoi genitori. I tre senzatetto, durante la loro ricerca, saranno coinvolti in una serie di avventure a volte comiche ed a volte drammatiche che saranno l’occasione per mostrarci una vasta gamma di personaggi della più diversa natura. La ricerca dei genitori della bambina condurrà i protagonisti a doversi confrontare con il loro passato, che cercano di nascondere persino a sé stessi, e permetterà loro sia di ottenere una sorta di redenzione che la speranza di un futuro migliore. Al termine del film Kiyoko si dimostrerà, come aveva affermato Hana, un dono del cielo che regalerà a tutti un lieto fine.
Il film ha un buon ritmo e non è mai noioso. Drammatica e, purtroppo, attuale è la scena di Gin pestato per puro divertimento da un gruppo di balordi, divertenti sono le gag e i dialoghi tra i tre protagonisti che formano un nuovo modello di famiglia alternativa. Grazie all’alternanza tra commedia, sentimento e dramma il film scorre leggero e non scade mai nel patetico, una serie di eventi che sembrano pure coincidenze in realtà sono pienamente funzionali alla trama, utili alla ricostruzione delle storie personali dei protagonisti e al ritrovamento dei genitori della bambina. Tokyo Godfathers ricorda molto sia le storie di Dickens che i film di Frank Capra ma con un taglio decisamente ironico. Un vero e proprio film che, come tante altre opere, dovrebbe essere visto da coloro che si ostinano a classificare l’animazione giapponese come genere per bambini.
Cesidio Tatarella