Tetsuo: The Iron Man
Un feticista innesta vari oggetti e parti metalliche nel proprio corpo e scappando per la città viene investito da un auto. Pensando di averlo ucciso, l’uomo alla guida, e la sua fidanzata, nascondono il presunto cadavere in un bosco. Mentre si rade, l’uomo scopre di avere un condensatore sulla guancia e pian piano altre parti del corpo si trasformano e lui diventa un mostro d’acciaio. Non si capisce se sia la maledizione di qualche kami (spirito), ma anche la sua ragazza rimane coinvolta perché muore dopo l’ultimo amplesso penetrata da un pene meccanico. Nello scontro finale fra l’uomo e il suo alter ego (il feticista), essi si fonderanno in un’unica creatura, parte macchina e parte carne, che attraversa le strade di Tokyo a ultra-velocità per compiere il destino finale: un’arma capace di distruggere il mondo intero.
Personalmente non è il genere di film che preferisco, ma mi affascina il concetto uomo-macchina ripreso in tutti i film di fantascienza, specialmente nel sottogenere cyberpunk di cui Tsukamoto si fa portavoce.
Bianco e nero: in un mondo dove coesistono uomini e macchine, difficile è la convivenza tra le due realtà. Uno è il mondo della carne, del movimento morbido e fluido. L’altro è un mondo grigio e uniforme dove tutto è cemento e ferraglia. Nel sottofondo una martellante musica noise a volte angosciante a volte misteriosa. La musica nel film vuole rappresentare il disagio della società nipponica, l’alienazione, caratterizzata dai ritmi frenetici dell’organizzazione sociale. Suoni stridenti di macchine e motori accompagnano il film che vede come protagonista un uomo circondato perennemente dal metallo.
Uscito nel 1989, è’ un film della generazione degli anni ’80, del boom economico (Generazione bolla). E’ l’espressione di una ribellione, di una generazione nata con i videoclip e gli spot pubblicitari. In Giappone dove regna la tecnologia vi è un tentativo di allontanarsi da tutto questo progresso. Questo è Tetsuo: un uomo che fugge dalle macchine, da uomini che diventano cyborg improvvisamente impossessati da pezzi di metallo che comandano le loro azioni. Il tutto guidato dalla tecnica dello stop-motion. Potremmo trovare un’analogia con il mondo odierno dove siamo ancora circondati dalla tecnologia ma anche da spaventose malattie che invadono il nostro corpo.
Shinja Tsukamoto, attore e regista, la sue opera trae spunto dall’estetica dei videoclips e dalla creazione di film in super -8. Nel 1989 dirige il film Tetsuo. Premiato a Venezia con a Snake of june (Rokugatsu no hebi, 2002), continua la saga di Tetsuo con “Tetsuo II: body hammer” (1992) e “Tetsuo: the bullet man” (2009), seguito dai suoi molti fan del genere tra cui Enrico Ghezzi che lo fa conoscere al pubblico italiano portandolo su Rai tre nella trasmissione Fuori Orario.
Valentina Fontanella