Takashi Miike e la ricerca dell’estremo
Takashi Miike (Yao, 24 agosto 1960) è un cineasta poliedrico e dalle mille risorse, da una parte, si rapporta esplicitamente al cinema di genere, e, dall’altra, si muove, per contenuti e stile, in quell’ambito estremo che ha ripreso, portandole all’eccesso, certe caratteristiche radicali del cinema popolare giapponese degli anni Settanta.
Miike si è formato nell’ambito del mondo del V-CINEMA (film distribuiti direttamente nel mercato home video, senza prima passare dalle sale cinematografiche), in cui ha esordito nel 1991 con il film d’azione “Eyecatch Junction”, per poi passare, quattro anni più tardi, a realizzare anche film in pellicola.

Takashi Miike
L’aspetto più evidente del suo cinema è la violenza oltraggiosa, che però non impedisce la presenza di un ben preciso percorso tematico; il punto di partenza di tale percorso è l’assenza di radici che accomuna molti dei suoi personaggi (perché costretti a vivere in un Paese straniero, perché figli di giapponesi rientrati in patria dopo l’emigrazione dei genitori, perché orfani) che ne fa a tutti gli effetti degli “outcast”, emarginati dal contesto sociale. Questa drammatica condizione li spinge molte volte a entrare a far parte di un gruppo che in qualche modo li protegge e che il più delle volte è costituito da una banda criminale. È proprio la condizione esasperata di questi individui che genera quella violenza così tipica dei film di Miike. Una violenza spesso accompagnata da un profondo senso di dolore, quindi una violenza assolutamente non gratuita bensì vista come una conseguenza di un contesto sociale: quella faccia del Giappone che Miike non ha timore di far emergere.

Takashi Miike
Il caparbio Takashi opta per una dimensione nichilistica e autodistruttiva, più attenta al singolo che al gruppo. L’eclettico lavoro di Miike si è profuso, sempre all’insegna di originalità e gusto dissacratorio, abbracciando i più svariati generi cinematografici come l’horror, il musical, il fantastico, il cinema yakuza (ad esempio: Dead or Alive o Ichi the killer) arrivando ad analizzare, a suo modo, persino il western (Sukiyaki Western Django, nel cast di questo film compare un certo Quentin Tarantino).
Grazie alla sua straordinaria immaginazione e al suo talento visivo ha raggiunto con il passare degli anni l’olimpo della cinematografia nipponica.
Andrea Venuti