Relazioni e rapporti umani in Giappone
Nella prima parte della mia personale lista di cose che rendono il Giappone più vivibile dell’Italia ho parlato brevemente dei rapporti umani, che senza dubbio rappresentano una delle caratteristiche che differenziano maggiormente i giapponesi dagli italiani. Nei confronti di questo argomento avete mostrato particolare interesse, quindi proverò ad approfondirlo ed a spiegare a modo mio quei meccanismi che, agli occhi di una persona estranea al Giappone, risultano spesso incomprensibili.
Irasshaimase! Venghino signori, venghino!
Per introdurvi al mondo che vi sto per raccontare evocherò una scena sicuramente familiare a tutti quelli che, almeno una volta nella vita, in Giappone ci sono già stati. Entriamo in un konbini e veniamo accolti da alcuni commessi vestiti tutti nello stesso modo, con una caratteristica e colorata divisa da lavoro, che ci danno il benvenuto con il sorriso stampato sulla faccia. C’è qualcosa in loro che ci affascina e attira la nostra attenzione, qualcosa di anomalo visto dalla prospettiva di un gaijin appena sbarcato in terra nipponica. Ci fermiamo alcuni minuti ad osservarli e, indipendentemente dalla nostra più o meno scarsa conoscenza della lingua giapponese, ci rendiamo conto che ogni cosa che dicono è meccanica a tal punto da renderli più simili a dei robot piuttosto che a delle persone in carne ed ossa.
Con ogni cliente a cui si rivolgono utilizzano le stesse identiche espressioni, ripetute di volta in volta senza cambiare una virgola, sempre la stessa sequenza di frasi fatte, come se avessero tutti imparato a comunicare studiando un copione. Questo modo di operare fa parte della lunga serie di peculiarità che contribuiscono alla rinomata efficienza nipponica, ma cosa centra con l’argomento che stiamo trattando? Vi ho fatto questo esempio portandovi con l’immaginazione dentro un negozio giapponese perché osservando il lavoro di un commesso è possibile intuire e cominciare a comprendere alcuni degli aspetti che regolano il funzionamento dell’intera società e che spingono le persone a relazionarsi fra loro seguendo determinate norme comportamentali.
Il gioco dei ruoli ha regole precise
Che il gioco abbia inizio! Seleziona il tuo personaggio; vuoi essere l’impiegato modello, la brava studentessa, l’uomo d’affari, la moglie devota alla famiglia…? La regola principale è scegliere un ruolo ed adeguare i propri comportamenti alle aspettative della società, se non la rispetti sei squalificato. Questo spiega il perché non solo i commessi che abbiamo osservato prima, ma praticamente tutte le persone, seguono una sorta di manuale quando comunicano e si rapportano con gli altri. Per ogni situazione che si presenta nella vita quotidiana, in base al ruolo che si ricopre ed al proprio livello nella scala gerarchica, ci sono una serie di azioni prestabilite da eseguire, e che il destino ci scampi dagli imprevisti fuori copione!
Tornando ad osservare il mondo dagli occhi di uno spaesato straniero, trovarsi di fronte a tutto questo può far apparire ogni interazione fra esseri umani estremamente innaturale, come se si stesse assistendo alla produzione di un film senza protagonisti nel quale ognuno recita la parte della comparsa. Ma se abbandonate per alcuni istanti questa prospettiva e provate a mettervi nei panni di uno di quei giapponesi così difficili da decifrare per un gaijin, vi renderete conto che per loro questo modo “semplificato” di relazionarsi non è per nulla innaturale, risulterebbe invece innaturale smettere di seguire quelle regole comportamentali non scritte ma conosciute e seguite da tutti.
Lo dico o non lo dico?
“Hai il diritto di rimanere in silenzio, qualsiasi cosa dirai potrà essere usata contro di te!”
Stampatevi questa frase in testa e non scordatevela mai, probabilmente tenere a mente questo principio è utile in ogni parte del mondo, ma in Giappone è una questione vitale per tutti coloro che ambiscono ad avere una vita sociale. I giapponesi danno molto peso a quello che una persona dice (o non dice) ed uno sgarbo verbale ha il potere di compromettere per sempre un rapporto.
Se capite la lingua provate ad ascoltare quello di cui parla la gente in luoghi pubblici come la metro o il ristorante, gli argomenti più quotati sono sempre: il tempo, il cibo, il lavoro o la scuola, lo sport, il gruppo musicale o l’attrice amata da tutti, i viaggi, ecc… Sono assolutamente tabù le opinioni su politica, religione, problemi sociali, e su tutto ciò che implica una presa di posizione su un qualsiasi argomento delicato. Questa è sia una forma di rispetto, per non rischiare di dire qualcosa che potrebbe urtare la sensibilità dell’interlocutore, sia un sistema per evitare di esporre delle idee che potrebbero non essere gradite e/o condivise da persone influenti. Il punto è che in questo modo è praticamente impossibile conoscere la vera personalità di qualcuno fino a quando non si riesce ad instaurare un legame di forte amicizia o di intimità, requisito necessario per portare un giapponese ad esporre tutte le proprie opinioni senza freni.
Sono libero giovedì dalle 16 alle 19… fra un mese
Ammettiamolo, ognuno di noi ha o ha avuto almeno un’amico rompipalle, uno di quelli che all’inizio ci stanno simpatici e abbiamo piacere di frequentare, ma dopo un po’ di tempo, a forza di stressarci con la loro invadenza o di chiederci incessantemente un favore dopo l’altro, ci portano a maledire il giorno in cui li abbiamo conosciuti. Uno dei lati positivi del Giappone è che gli “amici rompipalle” sono una specie rara, come una razza in via d’estinzione.
Quando una persona intuisce di non essere gradita in un determinato momento tende a farsi da parte, almeno questo è quello che avviene di solito, poi ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola e trattandosi di persone non si può generalizzare troppo. Ma c’è anche un altro elemento che abbatte il numero degli scocciatori, ed è la mole titanica di impegni e doveri che quasi ogni persona deve fronteggiare ogni giorno. Non sorprendetevi se per organizzare un’uscita con degli amici o con una ragazza vi viene dato appuntamento dopo una o due settimane a causa dell’agenda piena.
Tokyojin o Osakajin?
Anche il Giappone, come ogni grande Paese, presenta delle differenze al suo interno, e se si tocca l’argomento non si può evitare di fare riferimento agli stereotipi più chiacchierati dai giapponesi stessi, ovvero quelli sugli abitanti di Osaka e di Tokyo. Gli “osakesi” hanno la fama di essere persone aperte, passionali e gioiose, a cui piace socializzare, qualche volta sono dipinti anche come bizzarri e un po’ rumorosi. Secondo questa descrizione potremmo quindi considerarli meno diversi da noi italiani. I “tokyesi” al contrario vengono etichettati come persone chiuse e fredde, che corrono da una parte all’altra per star dietro agli impegni frenetici dovuti al proprio lavoro, con l’ambizione di fare carriera. Trattandosi di stereotipi lasciano un po’ il tempo che trovano, ma non manca un fondo di verità.