Pinku Eiga: erotismo allo stato puro
Il Giappone ha visto molti dei protagonisti della stagione del nuovo cinema degli anni Novanta e Duemila formarsi proprio nell’ambito della produzione erotica. Fra i registi che hanno attraversato l’ambito del cinema erotico riuscendo a conquistarsi un posto di rilievo nella produzione mainstream si possono citare: Kurosawa Kiyoshi, Ishii Takashi, Kobayashi Masahiro e in particolare Zeze Takahisa.
Zeze è considerato l’esponente di maggior spicco di questo particolare genere cinematografico. Il cinema erotico made in Japan è tuttora uno dei settori più attivi della produzione indipendente, intesa come ambito di ricerca e sperimentazione espressiva, ribadendo il ruolo di palestra d’addestramento per molti giovani cineasti.
Nel corso degli anni Novanta nasce il cosiddetto gruppo “Shitenno” (i quattro imperatori), ovvero 4 registi, tra cui spicca Zeze Takashima, che decisero di abbracciare questo particolare genere (oltre a Zeze troviamo Sato Toshiki, Sano Kazuhiro e il veterano Sato Hisayasu); quattro film maker che pur nelle loro contraddizioni e diversità hanno testimoniato la volontà di usare il cinema Pink come modo per esprimere se stessi e la propria visione del mondo e del cinema, insieme a un’esplicita volontà di ricerca e sperimentazione.
Come già detto precedentemente Zeze è il cineasta che si è conquistato i maggiori riconoscimenti critici, esordisce con il lungometraggio “Good Luck Japan” del 1989, un film ambientato nei dintorni dell’aeroporto di Haneda, sul mondo della mafia taiwanese e delle Japa-yuki (le prostitute provenienti da paesi asiatici, in particolare delle Filippine e Taiwan).
Il film che ha riscosso maggiore successo però è “The Dream of Garuda” del 1994, dove l’incontro di un uomo in libertà vigilata con la donna che ha violentato è punteggiato di sequenze oniriche. Fra i suoi lavori a più esplicito sfondo sessuale vanno citati “Dirty Maria” del 1998 e “Raigyo” del 1997.
Si tratta di film tristi e brutali che hanno per protagonisti donne e uomini disperati, assai omogenei nell’uso di un paesaggio dalle forti valenze impressionistiche e sul piano dello stile, contrassegnati dalla presenza di tempi morti, lunghe inquadrature fisse, piani vuoti, ellissi e fuori campo, che registrano in modo minimalista una realtà dove le uniche possibilità di comunicazione sembrano essere quelle del sesso fine a se stesso e della violenza.
Più composito ed eterogeneo è “Tokyo X Erotica” del 2001, che sfrutta sino in fondo le potenzialità del digitale nel narrare, in una serie di “andirivieni temporali e interrogativi metafisici”, la storia di un rapporto sessuale intrecciata a riferimenti alla strage di Tiananmen (4 Giugno 1989) e all’attacco terroristico del gruppo Aum Shinrikyo (20 Marzo del 1995, attentato alla metropolitana di Tokyo).
Andrea Venuti