Le paroline magiche giapponesi
“Ho prenotato per te in quel ristorante e tu non mi hai neanche ringraziato!”
Questa frase, me la sono sentita dire da un’amica giapponese circa 5 anni fa.
Essendo una persona educata, quel giorno sono caduta dalle nuvole.
Alla mia domanda “Scusami, ma quando è successo questo?”, la ragazza in questione mi risponde “tre anni fa”.
Qualsiasi italiano a quel punto avrebbe risposto “e dai vabbè, scusa” pensando che il suo interlocutore fosse un po’ strambo per aver tirato fuori dal nulla una storia così vecchia.
In realtà è tutto più complesso di quanto sembra, perché in quell’occasione io avevo ringraziato, ma non lo avevo fatto come si conveniva o come la brava giapponese si aspettava.
Perché in Giappone, le parole magiche, tre paroline, grazie, scusa e per favore, che anche da noi si dovrebbero usare di più, sono alla base di tutto.
Secondo la buona educazione giapponese, che mi sono studiata guardando le interazioni tra le persone, e chiacchierando con amici giapponesi, le cose si sarebbero dovute svolgere in questo modo…
L’amica giapponese prenotava il ristorante, e io avrei dovuto comprendere che era stato difficile perché qui e lì nel discorso mi aveva lanciato dei messaggi nascosti come per esempio “eh, ci ho messo tanto” oppure “quel ristorante è sempre pieno, meno male che siamo riusciti a prenotare”.
In quel momento avrei dovuto capire che un normale grazie non sarebbe servito, piuttosto un “Oh ti ringrazio tantissimo, veramente!”, magari ripetuto più volte durante la conversazione.
Se poi avessi voluto essere perfetta, ad un favore fatto avrei dovuto dimostrare la mia gratitudine non solo a parole, ma portando in seguito anche un regalino all’amica come ricompensa per essersi presa la briga di aiutarmi.
Ora, siccome qui si parla di 8 anni fa, quando io ancora non avevo studiato questa dinamica, ingenuamente avevo pensato che un semplice “grazie” e un sorriso sarebbero bastati.
Non sono bastati, ma il giapponese non te lo dice subito.
Può capitare che non te lo dica mai, ma è più probabile che uscirà fuori in un momento in cui è nervoso o sta discutendo con te per qualcosa e andrà a ritirare in ballo situazioni che ovviamente tu neanche ricordi o che per te non significavano niente.
Morale della storia, memore dell’errore, mi feci spiegare l’uso di queste “parole magiche” e un po’ di psicologia giapponese sulla buona educazione.
Da allora, niente più problemi!
Per questo, un po’ di esperienza la condivido volentieri, anche perché ho amici che inizialmente hanno incontrato problemi nel relazionarsi con giapponesi e per chi viene qui e magari conosce già qualcuno, meglio prevenire che curare! (^_-)
Two grazie are meglio che one!
Come la storia raccontata prima dimostra, non fa mai male, se un giapponese fa qualcosa per te, ringraziarlo più volte.
Io di solito ho preso l’abitudine di farlo una volta quando stiamo chiacchierando e un’altra volta alla fine, al saluto, così si ricordano che ho ringraziato.
Mi raccomando, con sentimento!
Senza quello non serve a niente.
In caso poi, se sono cose “grosse”, tipo che ne so, venite in Giappone e l’amico giapponese vi aiuta a trovare un albergo, vi invita a casa sua a mangiare… portate sempre qualcosa dall’Italia per ringraziarlo.
Se poi avete l’amico che vi crea il programma per il vostro viaggio, buona fortuna…
I giapponesi se ti vogliono aiutare, lo fanno in tutto, e tu devi solo che accettare e seguire per filo e per segno quello che ti dicono di fare loro.
Non sto a sindacare se sia giusto o no, è la loro cultura, si prendono cura di te cercando di darti il meglio secondo la loro visione di meglio, accettate tutto a denti stretti se è il caso, ma accettatelo e ringraziate.
Pensate che anche se per voi saranno problemi, e ce ne saranno, credetemi, loro lo fanno assolutamente con tutte le buone intenzioni del mondo.
Quindi, sorridere, ringraziare, e portare il regalino dall’Italia, possibilmente cibo.
Regali di altro tipo finirebbero magari in posti oscuri senza mai venire usati, come un bellissimo piattino che comprai a Piazza di Spagna a Roma, mi dissero che era molto popolare tra i giapponesi e che lo esponevano in bella vista nelle case..così decisi di portarlo come regalo.
Ora è un porta saponetta messo in un bagno che nessuno usa… superfluo è qualsiasi commento.
Quindi, cibo cibo cibo, almeno quello al 90% se lo mangiano sicuramente!
E per quanto riguarda il capitolo ringraziamento e buona educazione, se in Giappone girate e andate a visitare tanti luoghi e volete entrare nello spirito giapponese, comprate dei ricordini (omiyage) non solo per i vostri parenti in Italia, ma anche per gli amici giapponesi che non sono venuti con voi.
Non importa cosa comprate, anche se di solito si porta cibo (sì.. i giapponesi mangiano… tanto…) ma l’idea che nel momento del divertimento avete avuto un pensiero per loro farà sicuramente una bellissima impressione e aiuterà a coltivare le amicizie.
Mi dispiace (sumimasen/すみません)
Lo si sente dire spessissimo. Molte situazioni si risolvono con quello.
Non so se vi è mai capitato di rendervene conto, ma qui spesso nelle news dopo un disastro o una figuraccia di livello internazionale, il fautore va in tv e si scusa pubblicamente.
Io onestamente questa cosa non la capisco molto, per me se hai combinato qualche casino, che tu vada in tv a scusarti mi dice poco o niente. Tanto non è che ti perdono. E sono convinta che neanche in Giappone, nonostante questo modo di fare per cui “se chiedi scusa a volte vale più dei soldi”, la gente perdoni gli errori grandi.
Ma diciamo che molto spesso, abbassare la testa e chiedere scusa solleva da tanti problemi quotidiani.
L’interlocutore capisce che ti dispiace veramente ed è disposto a chiudere un occhio…
In questo i giapponesi sono molto differenti dagli italiani.
Quanti di noi hanno una difficoltà estrema a dire “mi dispiace” o chiedere scusa?
Qui invece spesso le situazioni di inconvenienze o problemi di tutti i giorni, si risolvono proprio con delle scuse. Ovviamente, with feeling.
In pratica, come mi sono fatta spiegare dalla stessa persona che mi ha detto che le scuse nella vita di tutti i giorni valgono più dei soldi, se ti scusi con tanto sentimento, l’altra persona apprezzerà il fatto che tu ti sei preso la briga di andare a scusarti ascoltandoti magari prima la paternale della parte offesa e ripetendo “mi scusi” una cinquantina di volte perché in qualche modo te la devono far pagare.
Ma poi siccome è troppo fastidioso tenere l’arrabbiatura, il giapponese, che di fastidi se può ne fa a meno, perdonerà e andrà avanti. Tanto, come dicono loro, non c’è altro da fare.
Per favore (onegaishimasu/お願いします)
La parola più magica di tutte!
Questa si usa in duemila situazioni diverse.
Anche qui, con il significato di per favore, ti salva quando devi chiedere qualcosa a qualcuno.
E’ interessante notare che in situazioni serie basta utilizzarlo con la dovuta costrizione che la gente rimane interdetta e, anche se ti stava per dire di no, ci mette perlomeno di più nel momento in cui deve darti la risposta negativa.
Di solito se devi chiedere un favore grosso, la testa la tieni abbassata e ti inchini un po’.
Nella vita di tutti i giorni, se sei al supermercato e ti chiedono se vuoi le bacchette, per dire sì basta dire “onegaishimasu” un po’ come il “please” inglese.
M’è capitato di dire il normale sì, ma non ha avuto lo stesso effetto immediato.
Le situazioni in cui lo uso più volte sono, in primis, sicuramente per le compere.
Se mi chiedono qualcosa che voglio, dico “onegaishimasu”, se sono in un locale e mi offrono qualcosa o mi danno un consiglio su cosa prendere, “onegaishimasu” fa capire che mi va bene e che possono portarmelo.
Se entro in un negozio e nessuno mi calcola, e ultimamente non capita ma inizialmente capitava perché nessuno vuole avere a che fare con uno straniero se può evitarlo, basta dire “sumimasen, onegaishimasu!” per fargli capire che vorresti essere servito.
Fra le tre è la parola più utilizzata con sensi multipli che vanno dal normale “per favore” al “pensaci tu, ciao!”
Se ci si aggiunge anche lo “yoroshiku” prima, gli utilizzi aumentano.
Quando ci si presenta, si dice alla fine “yoroshiku onegaishimasu”.
Nel significato più letterale se dovessimo tradurlo suonerebbe come un “Da questo momento abbiamo un rapporto, speriamo di andare d’accordo”.
Anche nei colloqui di lavoro, la stessa espressione mi diventa un “Spero di poter essere preso in considerazione”.
Stesso, onegaishimasu, stesso yoroshiku per dire in una situazione diversa “Lascio il resto a te” o “Lascio questo da fare a te, grazie!” o “pensaci tu!!”.
Io ogni tanto lo sparo qui e lì per vedere se lo intendono anche in altri modi…
Tanto ormai ho capito che mi salva le situazioni!
Comunque, il sunto mi pare chiaro.
Se unite queste tre paroline e sapete come usarle, vi semplificate enormemente le relazioni interpersonali qui. Ovviamente parlo di superficialità. In Giappone riuscire ad avere con un giapponese una relazione un po’ più profonda é un’impresa!
Io ne ho create ma c’è voluto sudore… e i primi passi sono sempre cominciati da queste tre paroline.
Ultimo consiglio da tenere a mente e che merita di essere dato: per un giapponese dire direttamente “no” è una delle cose più difficili in assoluto.
Quando chiedete qualcosa e vi rispondono “muzukashii” che vorrebbe dire letteralmente “E’ difficile…” voi dovete avere la capacità di rendevi conto che quello è quanto di più vicino al NO che loro vi possano dire.
Perché noi pensiamo sempre “Difficile, ma non impossibile!”.
Beh, no, qui invece è difficile = impossibile, ma non te lo dico per non ferire i tuoi sentimenti…
Quindi mi raccomando, se vi rispondono che una cosa è difficile, non metteteli in difficoltà ulteriormente insistendo.
Al 90% quello è un no, ma non vogliono ferirvi dicendovelo chiaramente.
Ovviamente non è così semplice, entrare nella testa di un giapponese è complesso, per loro sono importanti cose che per noi non lo sono, spesso per non ferire i sentimenti, tendono a utilizzare parafrasi o espressioni più dolci per indorare la pillola e sta a noi leggere il messaggio sottinteso e capirlo.
E quando siamo in loro presenza, nel loro Paese, anche se nella nostra mente ci chiediamo mille perché e stiamo strabuzzando gli occhi pensando “ma dai, ti prego!”, la miglior cosa da fare è accettare e seguire quello che ci dicono di fare perché sicuramente lo dicono nel nostro interesse per facilitarci nei rapporti di tutti i giorni.
E siccome ho questa curiosità un po’ strana… se siete venuti in Giappone o vivete in Giappone e vi è capitato qualcosa di strano in relazione con un giapponese, scrivetemelo lasciando un commento!!! Magari riusciamo a dare una spiegazione logica a quello che è accaduto!
それじゃ、またね!