Ninjutsu
Che cos’è il Ninjutsu
Il ninjutsu è un arte marziale giapponese ed è considerata la forma di combattimento più antica della storia di questo Paese. Infatti, anche se ufficialmente questa tecnica ha più di 7 secoli, le sue origini si collocano in un periodo precedente, in particolare tra il 500 e il 300 a.C. e sono legate al generale cinese Sun Tzo che scrisse il trattato L’arte della Guerra. Quest’arte marziale è influenzata dalla dottrina zen e nel corso del tempo ha saputo adattarsi alle varie circostanze, rinnovandosi ma mantenendo contemporaneamente le sue caratteristiche identificative. Non esiste una traduzione occidentale adeguata, tuttavia il significato letterale di questo termine è l’arte della furtività. Infatti il ninjutsu presta particolare attenzione alla rapidità, alla fluidità e alla silenziosità dei movimenti. Proprio per questo motivo i ninja operavano in ambienti ostili oppure dietro le linee nemiche, compiendo azioni di sabotaggio, assassinio e spionaggio. Tra le caratteristiche che bisognava possedere si ricordano la creatività, la capacità di passare inosservati e non lasciare tracce. A differenza di quanto accade con altre tipologie di arti marziali, il ninjutsu non prevede combattimenti e competizioni. Infatti Nella Bujinkan non ci sono competizioni, gare o titoli da conquistare. Infatti le arti marziali non sono soltanto un allenamento fisico ma vengono viste come una filosofia di vita quotidiana per raggiungere l’armonia interiore e quella universale. Queste conoscenze vanno utilizzate per perseguire la felicità e la giustizia naturale, senza indulgere in obiettivi e desideri personali. Di conseguenza le persone che praticano il ninjutsu non sono dei semplici combattenti, ma sviluppano la creatività, raggiungono un perfetto equilibrio fisico e mentale e aumentano la sicurezza in sé stessi. Le tecniche apprese vertono sia sulla difesa personale che sulla capacità di operare in gruppo in maniera affiatata e sul rispetto altrui. Proprio per la sua grande capacità di adattabilità, lo studio di quest’arte marziale spesso risulta essere determinato dalle circostanze, dalle caratteristiche dell’individuo e dall’ambiente. Integrato nel programma di addestramento di reparti speciali in tutto il mondo, si tramanda di Soke (caposcuola) in Soke seguendo quanto codificato nei programmi. Sono previste 9 o ko-ryu (scuole tradizionali) ninjutsu, cioè:
– Kumogakure-ryu;
– Gyokushin-ryu;
– Togakure-ryu;
– Shinden Fudo-ryu;
– Kuki Shinden;
– Gikan-ryu;
– Takagi Yoshin-ryu;
– Koto-ryu;
– Gyokko-ryu.
La storia del ninjutsu
I praticanti esperti che padroneggiavano completamente il nnjatsu sono definiti ninja. Le origini di quest’arte marziale sono ancora avvolte nel mistero, così come quelle della rappresentazione del ninja come guerriero vestito di nero. Esistono varie teorie che vedono come protagonisti monaci buddisti o taoisti, guerrieri cinesi e coreani arrivati in Giappone, maghi, contadini oppure shugenja (asceti). La definizione del termine ninja è contenuto nel trattato Buyo Benryaku scritto da Kinoshita Gishun nel 1684. In questo testo si sottolinea il fatto che a seconda dei luoghi, dell’epoca e delle capacità dimostrate, i ninja avevano nomi dfferenti. Nello specifico:
– durante il periodo Asuka (592-710) e in particolare all’epoca del principe reggente Shotoku Taishi (574-622) venivano usati i termini kansai, shinobi e kancho, che stavano a indicare una ricerca fatta di nascosto e lo spionaggio. Il ninja doveva padroneggiare le informazioni e le conoscenze sotto qualunque forma grazie alla padronanza del ninjutsu. L’obiettivo era raggiungere i propri scopi cogliendo il momento opportuno;
– all’epoca dell’imperatore Tenmu (673-686) chi praticava quest’arte marziale era indicato con la parola sokkan. La padronanza delle tecniche era volta a dominare lo spazio così da potersi muovere in maniera furtiva e senza essere visti. A partire da questo momento queste figure entrano a far parte della cerchia stretta di un potente signore perché tra i seguaci più brillanti di un feudatario oppure di un imperatore;
– shokan, nella versione di Kibi Makibi (693-775) del trattato di Sun Tzu. Oltre a trattare di strategia e dell’arte della guerra, l’opera si interessa anche di spionaggio e prevede 5 categorie di spie presentate. La migliore era rappresentata appunto dai shokan che univano pazienza, saggezza e intelligenza alla conoscenza di come operare sia in materia di spionaggio che in guerra. Proprio per questo motivo avrebbero dovuto essere tenuti in grande considerazione dall’imperatore oppure da un generale ed essere ricompensati in maniera adeguata;
– Iga no mono e Koga no mono. Il termine indica in maniera letterale rispettivamente gli uomini di Iga (oppure in maniera più generica quelli di Iga) e gli uomini di Koga (o anche quelli di Koga). Questo fatto si spiega con la tendenza delle province di Iga e Koga (attualmente corrispondono alle aree di Mie e Shiga) a sfuggire al controllo centrale proprio a causa della loro particolare posizione. Di conseguenza rappresentavano un territorio dove il ninjutsu si diffuse rapidamente. Altri termini usati erano Iga e shu (la banda di Iga), shu Koga (il gruppo di Koga) e musoku bito. Questa parola risulta essere molto utile per comunicare il senso di furtività dei ninja. Infatti significa che i praticante del ninjutsu potevano camminare senza che si vedessero le loro gambe oppure agire senza essere visti. Un’evoluzione del termine è ninja aruki-ho oppure musoku no ho;
– kagimono hiki, letteralmente coloro che agiscono nell’ombra durante il periodo Kamakura (1185- 1333) e il periodo Muromachi (1392-1475). In quest’epoca per i grandi signori e generali risultava essere sempre più necessario avere al proprio servizio guerrieri in grado di svolgere incarichi utilizzando tecniche non ortodosse. Il loro impiego poteva cambiare le sorti di una battaglia anche se agivano di nascosto;
Nel corso del periodo Sengoku (1477- 1603) i servizi dei ninja divennero sempre più ricercati perché rappresentavano un modo per i vari signori feudali di ampliare la propria egemonia nelle varie province. Risale al 1487 durante il Magari no jin (la battaglia di Magari) che i ninja fecero la loro prima apparizione ufficiale in guerra. Infatti furono impiegati dalla Shogun Ashikaga Yoshihisa contro il feudatario di Rokkaku.
Le differenze tra le regioni
A seconda del signore che servivano i ninja assumevano differenti nomi e svolgevano compiti diversi. Ad esempio il kanja era definito l’uomo del momento, quindi il suo talento poteva essere applicato a qualsiasi situazione. Nella regione di Kanto (corrispondente oggi all’area di Tokio) la famiglia Hojo impiegava i seppa, che potevano essere chiamati anche suppa e rappa. Il loro nome serviva a indicare un’unità di élite che doveva infiltrarsi al di là delle linee nemiche per creare confusione e disordine. Invece i kogimono svolsero un ruolo importante per assicurare il predominio alla famiglia Takeda. Nel 1580 la storia del ninjutsu conobbe una svolta a causa del signore della guerra Nobunaga Oda (1534-1582). A seguito della Iga no Ran (la rivolta Iga) questo feudatario sviluppò un odio enorme nei confronti dei ninja di questa regione. L’anno successivo inviò a Iga un esercito di 46.000 uomini sterminandone gli abitanti. Solo poche famiglie che praticavano il ninjutsu riuscirono a fuggire, come i clan Momochi, Hattori e Fujibayashi. Le province Kishu, Ise e Mikawa offrirono loro rifugio. Bisogna tenere a mente che Nobunaga non odiava i ninja nella sua interezza, ma soltanto quelli provenienti da Iga. Infatti aveva al suo servizio esperti del ninjutsu che svolgevano opera di spionaggio, i kyodan. I sopravvissuti alla rivolta di Iga entrarono al servizio di Tokugawa Ieyasu (1542-1616). Fu nel 1582 che lo shogun accolse i sopravvissuti di Iga per proteggersi dall’eventuale attacco di Mitsuhide Akechi. Questa fase è dominata dall’incidente al tempio Honno e il ninja più famoso fu Hattori Hanzo, che svolse il ruolo di guardia del corpo di Tokugawa Ieyasu nel suo viaggio tra Sakai e Mikawa. Quest’ultimo successivamente affidò ai ninja superstiti di Iga svariati compiti per evitare il rischio di nuove rivolte dopo la fine della guerra civile che diede inizio al periodo Edo. In base al ruolo ricoperto cambiavano anche le denominazioni:
– onmitsu. I suoi compiti ricordano quelli di una spia oppure di un agente segreto;
– metsu-ke. Il suo ruolo era quello di un vero e proprio relatore. Doveva raccogliere tutte le informazioni, qualunque fosse il loro genere, per evitare che qualcosa passasse inosservato e potesse essere un indizio di una nuova rivolta o di una cospirazione. Proprio per questo motivo il suo compito era mantenere la pace;
– oniwaban. Si trattava di vere guardie del crpo, che avevano alloggi riservati a palazzo e nelle residenze dei feudatari. Il loro compito era proteggere i membri della famiglia Tokugawa e le persone a loro vicine da attacchi e attentati. Nel corso del periodo Edo diedero origine ai vari corpi di polizia;
– teppo-tai. Anche in questo caso i ninja svolgevano il ruolo di guardie del corpo, tuttavia venivano impiegati soltanto per la protezione dello shogun quando usciva dal suo palazzo.
L’ultimo ruolo militare ricoperto dai ninja risale al 1637. Durante la ribellione di Shimabara nella provincia di Kyushu, 40.000 ribelli cristiani si asserragliarono nel castello di Hara. Dieci ninja si infiltrarono all’interno e riportarono al loro signore informazioni importanti sulle fortificazioni e sul numero dei ribelli. Solo nel 1674 venne redatto un trattato (densho) che riassumeva le tecniche ninjutsu e le consuetudini tramandate di generazione in generazione dalle famiglie ninja di Iga e Koga. Il suo autore, Fujibashi Yasutake, discendeva da una delle famiglia di Iga che venne quasi distrutta all’epoca della rivolta di Iga e lo intitolò shukai Bansen. La traduzione letterale del titolo è Oceano dei Diecimila Fiumi.
Cosa tenere a mente
Bisogna tenere a mente che i principi alla base del ninjutsu derivano dal suo essere una disciplina di natura quasi controcorrente. Infatti chi pratica quest’arte marziale si caratterizza per avere un’ammpia libertà di movimento e per modificare approccio, strategia oppure mosse a seconda delle circostanze e della risposta dell’avversario. L’obiettivo è sopravvivere. Risulta essere un’arte complessa perché prevede l’impiego dei tradizionali strumenti e tecniche di combattimento in maniera non ortodossa. Ciò si spiega con il fatto che il ninjutsu è nato dall’incrocio di varie culture e ha assorbito l’influenza coreana e cinese, riprendendo le loro tecniche di guerra e di sopravvivenza. Questa fusione multiculturale è stata preservata dall’inaccessibilità delle province Iga e Koga.