Fare il mangaka in Giappone, intervista a Jamie Lano
Quando incontrai Jamie per la prima volta, fu in un Dicembre di 9 anni fa, a Tokyo, più precisamente Ikebukuro.
Io ero lì perché avevo un biglietto per andare a vedere a teatro il musical di Prince of Tennis (PoT), serie di cui ero una fan appassionata fin dal 2002, anche lei era una grande fan del manga e così diventammo amiche.
Durante gli anni, mentre io facevo avanti e indietro, lei è sempre rimasta in Giappone per coltivare questo suo sogno di un giorno pubblicare il suo manga.
Ricordo come se fosse ieri, una passeggiata a Shibuya dopo essere andate a teatro a vedere l’ennesimo musical di PoT (la serie di musicals continua ancora adesso), in cui lei mi disse “Vedrai Ale, un giorno non avrò bisogno del biglietto, entrerò lì come ospite d’onore, aspetta e vedrai”.
E io ovviamente con i piedi per terra pensavo che sarebbe stato bello essere capace di sognare così in alto come lei.
Mai avrei immaginato che ci sarebbe riuscita.
E invece, pochi anni dopo, eccola lì, insieme al disegnatore di Prince of Tennis, che mi portava ad eventi, a conoscere doppiatori, attori e quant’altro perché aveva realizzato esattamente quello che mi disse quel giorno.
Grazie a lei ho conosciuto persone che ora per me sono importantissime.
Ma sto divagando, torniamo in topic.
Per chi non lo sapesse, Prince of Tennis è una delle serie sportive giapponesi più note degli ultimi dieci anni. Al suo attivo vanta tre serie di anime, 42 volumetti di prima serie cartacea e 9 della seconda ancora in corso, 6 romanzi, più di 300 CD musicali, una serie di musicals tutt’ora in corso, una trasposizione in fiction in Taiwan, un live action, tre film animati… e non mi ricordo il resto perché è veramente tantissimo!
Per questo adesso, quando mi arrivano messaggi di persone che mi dicono di voler disegnare manga, li esorto a non mollare e tentare di realizzare il loro sogno.
Perché ho davanti a me qualcuno che ci è riuscito!
Quindi senza indugi, passo subito la parola alle vostre domande per conoscere la storia di Jamie Lynn Lano, un’americana che è finita a fare l’assistente di un disegnatore giapponese e tra breve pubblicherà proprio in Giappone la sua prima serie di manga.
Alechan: Ciao Jamie, grazie per avere accettato di rispondere alle domande dei lettori del mio blog!
Jamie: Ma figurati, sono contenta se posso condividere la mia storia con tanta gente e ispirarla!
Alechan: Partiamo proprio dall’inizio, quando sei arrivata in Giappone? E qual’è stato il tuo primo lavoro?
Jamie: Sono arrivata in Giappone il 16 Settembre 2004, un giorno che rimarrà per sempre impresso nella mia memoria 🙂 Mi ero già trovata il lavoro prima di venire qui, lavoravo per una scuola di lingue molto famosa chiamata NOVA. In pratica insegnavo inglese agli adulti, poi quando i miei capi si accorsero che io stessa ero ancora una bambina nello spirito, mi spostarono a insegnare ai bambini.
Alechan: Cosa hai studiato prima di venire in Giappone e come ti hanno aiutato i tuoi studi in quello che hai fatto qui?
Jamie: Ho una laurea in “Arte e Animazione”. Ho studiato come creare e mettere insieme film e come fare animazione, specialmente il 3D. Mi ha aiutato sicuramente per migliorare il mio lato artistico ma molto di quello che so ora lo ho studiato da autodidatta. Disegno da quando ero bambina e tutti i miei libri scolastici sono pieni di illustrazioni. Ma quando facevo l’assistente ho scoperto che ero l’unica tra tutti ad avere una laurea. Non è necessaria una laurea per fare arte dopotutto.
Alechan: Passiamo proprio al tuo lavoro come assistente, come hai cominciato? Come hai fatto a entrare in contatto con il mangaka di Prince of Tennis?
Jamie: Mi è sempre piaciuto PoT ed ero molto attiva nel fandom online. A quel tempo non ero affatto felice del mio lavoro e stavo accarezzando l’idea di diventare una vera mangaka, ma ovviamente pensavo che sarebbe stato impossibile dato che non ero giapponese.
Un giorno, un’amica mi mandò il link ad una inserzione che c’era sulla home page dello Jump Square. In questa inserzione, proprio Konomi Takeshi il mangaka di PoT, stava cercando assistenti per un nuovo progetto (Prince of Tennis era finito in quel periodo e il nuovo progetto poi uscì fuori essere “New prince of tennis” ancora in pubblicazione sul Jump Square). Scriveva che l’ambiente era per non fumatori e che accettava anche principianti. E allora ho pensato, perché no? Richiedevano a chi voleva essere preso in considerazione, di ricopiare due pagine dal manga al meglio delle loro abilità e di mandarle. Io lo feci e due giorni dopo ricevetti una telefonata da Watanabe Makoto, l’editore di PoT. Mi chiese di andare allo studio di Konomi sensei per un colloquio.
La prima volta che parlai e incontrai il sensei fu quando venne a prendermi alla stazione del treno, ero così nervosa!
Il problema oltre al mio nervosismo era che al telefono non avevo capito una parte importante di questo colloquio, ossia che sarebbe durato 3 giorni durante i quali avrei svolto i compiti degli assistenti. E io non avevo neanche uno spazzolino da denti dietro, o un cambio di vestiti! Il sensei mi comprò tutto, dai vestiti agli oggetti di prima necessità. E così cominciò la mia avventura. Solo mesi dopo, quando mi accorsi che non c’erano altre nuove persone oltre me, capii che ero stata assunta a tutti gli effetti. Non mi fu mai detto direttamente, ne ebbi la conferma solo dopo averlo domandato.
Alechan: Si può fare gli assistenti di un mangaka dall’estero?
Jamie: Mi è giunta voce di alcuni artisti, come Nao Yazawa che fanno tutto il loro lavoro in digitale e comunicano con i loro assistenti online. Ma penso sia raro. Molti disegnatori hanno uno studio e tu devi andare fisicamente al loro studio per lavorare. Nel mio caso noi rimanevamo nello studio per settimane lavorando senza sosta (ci sono anche delle camere da letto per gli assistenti).
Alechan: Che cosa vuo dire fare l’assistente di un mangaka? Che differenza c’è con il lavoro del mangaka vero e proprio?
Jamie: Un assistente di solito fa il lavoro più noioso. Nel caso di PoT Konomi sensei scriveva la storia e disegnava le pagine mentre gli assistenti passavano l’inchiostro sui personaggi principali, si occupavano dei personaggi secondari, dei retini e degli sfondi. Abbiamo a volte fatto dei disegni più in particolare, per esempio il cellulare di un personaggio. Ovviamente il sensei doveva approvare tutto quello che facevamo, però ci lasciava anche molta libertà e spesso qui e lì nelle scene ci sono dei riferimenti che solo noi riconosceremo.
Alechan: Vi è permesso disegnare scene intere?
Jamie: Sì e no. Il sensei pianifica tutto e approva tutto su ogni pagina prima che il capitolo venga mandato all’editore. Però ci sono state delle pagine dove abbiamo disegnato una scena completa.
Alechan: Qual’è il vostro orario? Avete un programma mensile di lavoro?
Jamie: Non abbiamo un programma fisso. Andavamo quando Konomi sensei ci chiedeva di andare e ce ne tornavamo a casa quando ce lo diceva lui o quando avevamo finito il lavoro di quel mese. Era veramente faticoso. Un mese tipico poteva consistere nel venire chiamati il 7 e rimanere allo studio per 10 giorni. Poi venivamo mandati a casa per uno o due giorni e in seguito ritornavamo. A quel punto si lavorava senza sosta fino al giorno della scadenza che di solito era il 28 del mese. Dopo che il lavoro era finito avevamo una settimana libera.
Alechan: Quando siete allo studio, come si svolge una tipica giornata di lavoro?
Jamie: Dipendeva dai giorni ma generalmente era così:
10:00 sveglia, bagno, cambio.
10.30 email da Konomi sensei che ci diceva di mandare la richiesta per la colazione, seguente ordine della colazione al telefono da un posto lì vicino.
1100 Fare colazione
11.30 Se eravamo in vista della scadenza ,lavorare senza sosta su tutte le pagine che erano pronte. Se Konomi sensei veniva, si chiacchierava un po’ con lui mentre lavoravamo. Se non eravamo vicini alla scadenza lavoravamo lentamente agli sfondi o a disegni relativi a capitoli futuri.
20.00 Essere esausti per aver lavorato tutto il giorno e affamati. Se non c’era molto da fare mangiavamo degli snack e bevevamo moltissimo. Se Konomi sensei era con noi si poteva uscire a cena fuori, diversamente quando ce lo diceva, ordinavamo la cena al telefono.
22.00 Fare la doccia e prepararsi per andare a letto. Poi lavorare fino all’ora in cui si andava a dormire
2.00 Finalmente sentire Konomi sensei che ci chiedeva se eravamo stanchi, fingere di non esserlo ma fargli dire che potevamo andare a letto e di alzarci alle 10 il giorno dopo.
Se eravamo vicini alla scadenza molto spesso non dormivamo e lavoravamo tutta la notte. Una volta abbiamo passato quattro giorni (avevamo superato la scadenza e quindi andavamo di corsa) senza dormire più di due ore. Ho imparato ad amare il caffè in quel periodo.
A volte invece Konomi sensei arrivava, ci diceva che saremmo usciti, ci infilava tutti nella sua macchinona e ci portava in giro. O a fare shopping. Mi ricordo che un giorno andammo a mangiare del ramen in un centro commerciale, poi diede ad ognuno di noi dei soldi per andare a fare spese mentre lui comprava dei vestiti. Cose del genere succedevano spesso.
Alechan: Per quanto tempo hai lavorato come assistente prima di cominciare a disegnare il tuo manga?
Jamie: Non ho ancora pubblicato il mio manga ma cominciai a disegnarlo circa dopo quattro mesi che lavoravo come assistente. Non avevo tutto questo tempo però. Quando ero allo studio non avevo tempo libero e se lo avevo, lo spendevo studiando giapponese perché era difficile per me comunicare. Quando tornavo a casa ero sempre esausta e dormivo per giorni, poi facevo quello che si era accumulato da fare mentre ero via, tipo andare dal dentista o pagare le bollette… Non avevo mai molto tempo per disegnare qualcosa di mio.
Alechan: Che tipo di visto devi avere per fare l’assistente di un mangaka?
Jamie: Avevo, e ho ancora, lo “Specialist in Humanities visa” Tuttavia all’ufficio immigrazione mi spiegarono che questo visto è legato agli studi che uno fa all’università. Siccome io avevo una laurea in arte, potevo lavorare nel campo artistico. I visti possono essere molto complessi. La cosa migliore è sempre quella di domandare all’ambasciata giapponese del proprio paese o all’ufficio di immigrazione qui in Giappone, quale visto funziona per il proprio caso specifico.
Alechan: Per essere assunto devi provare di avere un diploma in qualche scuola d’arte o basta essere bravi a disegnare?
Jamie: Ho lavorato con altri sette assistenti durante il periodo in cui ero da Konomi sensei. Un’altra ragazza aveva frequentato una scuola d’arte ma tutti gli altri avevano il diploma. Serve solo essere bravi a disegnare. Ovviamente questo per quanto riguarda i giapponesi. Per gli stranieri calcolando che il visto deve essere relativo agli studi che hai fatto, penso sia un po’ più complicato. Non conoscendo altri stranieri che ce l’hanno fatta non posso parlare che per la mia esperienza personale.
Alechan: Com’è lo stipendio? Ci si può vivere decentemente con una paga da assistente?
Jamie: Gli assistenti in genere non sono pagati molto bene, all’incirca 10mila yen al giorno (100 euro) ma poichè Konomi sensei è abbastanza quotato e lavoravamo moltissimo, ci pagava un salario fisso. Il mio aumentò stabilmente con il tempo e ci dava anche molti bonus. Riuscivo a vivere benissimo con la paga che mi dava quando diventai fissa, ovviamente questo accadde dopo i primi mesi, quando invece ero in prova e avevo quindi un salario minore.
Alechan: Se vieni licenziato o il manga viene interrotto, cosa accade al tuo lavoro?
Jamie: C’era una ragazza giapponese con la quale io ho lavorato lì allo studio, che venne licenziata dopo due mesi. Siccome non abbiamo un contratto vero e proprio non ci sono rimborsi o cose simili. Rimani senza lavoro. Inoltre, se il manga fosse stato interrotto, Konomi ci avrebbe pagato ugualmente perché lui ci dava un salario fisso e ci voleva far tornare. Ma non credo vada così in tutti gli studios, dipende dal mangaka probabilmente.
Alechan: Quali sono le scadenze per i capitoli? Quanto avanti lavorate in confronto alla serializzazione?
Jamie: Facevamo 25-28 pagine al mese più la cover. La scadenza era di solito intorno al 28 del mese e lavoravamo due mesi in avanti. Quindi per esempio il capitolo che consegnavamo a fine Gennaio sarebbe stato pubblicato a inizio Marzo.
Poichè lavoravamo ad una serie molto famosa, spesso c’era molto lavoro da fare e avevamo differenti scadenze. Quando erano in uscita i volumi dovevamo lavorare alla cover, cercare tutti gli errori nei capitoli e sistemarli (ce ne erano sempre tanti!!), fare ricerche e creare i contenuti per le pagine extra. Dovevamo anche lavorare ai mini manga che uscivano insieme ai release dei vari CD, i character books, posters e tutto il resto. Abbiamo fatto ricerche su ricerche e in certi periodi dell’anno come San Valentino, lavoravamo mangiando le tonnellate di cioccolata che arrivavano dalle fans del manga, ed erano dirette ai personaggi. (Sì, i personaggi del manga ricevevano cioccolata vera a San Valentino) A volte andavamo ad eventi legati a PoT o partivamo per fare ricerche sul campo, foto e altro per poi riprodurre i paesaggi su carta. E ovviamente dovevamo pulire lo studio.
Alechan: Avevate ferie pagate?
Jamie: Non esattamente, in pratica se ci serviva un giorno libero dovevamo parlarne con Konomi sensei, io presentavo anche uno show televisivo e quindi mi è capitato a volte di doverli chiedere. Ogni caso comunque era trattato come caso separato.
Alechan: Quali sono i lati positivi e quelli negativi di questo lavoro?
Jamie: Beh, ho imparato tantissimo! E questa è la cosa positiva. Inoltre mi piaceva vedere il mio lavoro su stampa e mi divertivo ad andare agli eventi (anche io mi divertivo XD Nd Ale ) e ho potuto conoscere molte persone agli uffici del Jump. Ma il programma è veramente estenuante e se non riesci a star seduto e disegnare per 40 ore di seguito, anche quando sei stanco e hai zero ispirazione, allora non puoi fare l’assistente.
Alechan: Le idee degli assistenti sono prese in considerazione per trama o disegni delle scene?
Jamie: Nel nostro caso Konomi sensei spesso ci chiedeva di dargli delle idee. Gli piaceva il mio design quindi ho disegnato molto nel manga. Mettevamo nei capitoli anche delle scenette comiche che capivamo solo noi, o utilizzavamo i nostri modelli di cellulare da far portare al personaggio che disegnavamo. Per esempio Atobe ha il mio stesso cellulare e la catenina di Ryoma nel primo capitolo della nuova serie è una copia del mio strap del cellulare.
Alechan: Personalmente, hai fatto qualcosa di particolare per PoT o hai avuto qualche idea che è stata accettata?
Jamie: Ho disegnato io le nuove uniformi, quelle con la scritta “Japan” Mi piace tantissimo vedere i fans che fanno il cosplay con quelle divise adesso, ho anche disegnato gli autubus scolastici e le frasi in inglese del primo capitolo della nuova serie sono ovviamente scritte da me. C’è un CD intitolato “Tenipuritte ii na” dove nel libretto di accompagnamento tutti i costumi dei teams sono disegnati da me. Ho anche aiutato con le lyrics di quella canzone. Adesso mi viene spesso nostalgia se riguardo certe scene del manga…
Alechan: perché hai lasciato quel lavoro?
Jamie: Volevo più tempo per disegnare il mio manga, e volevo anche avere un animale domestico. Mi sentivo molto sola quando ero a casa. Non ho lasciato né sono stata licenziata. Konomi sensei è come un fratello maggiore per me quindi gli chiesi un consiglio e gli spiegai cosa sentivo. Ne abbiamo parlato per un po’ e insieme abbiamo deciso che sarei stata più felice se avessi smesso. Mi ha fatto una grande festa d’addio. Successivamente mi ha richiamato per aiutarlo quando stava scrivendo una one-shot per il Jump e tornai in studio per alcune settimane.
Alechan: C’è un’età massima? Posso sperare di diventare un mangaka anche se non sono più molto giovane?
Jamie: Non c’è un limite di età. Il capo tra noi assistenti, Kaiwa-san era più vecchio di me, aveva una moglie e una figlia. Ci sono anche molti mangaka veramente anziani in giro quindi no, l’età non svolge assolutamente nessun ruolo nella professione, certo, finchè riesci a non avere la mano tremolante nel disegnare.
Alechan: Pensi che ci sia speranza per degli stranieri che vogliono diventare mangaka in Giappone? E’ un mercato chiuso? Vengono presi seriamente?
Jamie: Chiunque ce la può fare. Recentemente sono stata invitata ad un party dove ho conosciuto una persona molto famosa di cui non posso fare il nome, che mi disse che avrebbe voluto leggere il mio manga non perché amasse i manga, ma perché sarebbe stato interessante leggere un manga scritto da una straniera. Penso che molte persone straniere sentano che il mercato per loro è chiuso, in realtà non è così. Il fatto è che ovviamente il manga devi presentarlo in giapponese e non ci sono molti gaijin che ci provano proprio per questa ragione. Ma non è assolutamente un mercato chiuso.
Alechan: Hai avuto l’opportunità di conoscere altri mangaka famosi mentre lavoravi per Konomi sensei?
Jamie: Mentre lavoravo per lui sì, in eventi come il Jump Fest ho potuto conoscere tutti i mangaka che pubblicano sul Jump. Poi pare che abbia una buona reputazione come sua assistente quindi anche dopo che ho smesso quel lavoro ho avuto opportunità di incontrarne altri. Esclusi i mangaka del Jump ho incontrato Umezu Kazuo, Shinjo Mayu, Akamatsu Ken e Arina Tanemura.
Alechan: E allora, in ultimo, quando pubblicherai il tuo primo manga?
Jamie: Succederà entro l’anno, i dettagli sono in fase di discussione con il mio editore ma vi farò sapere non appena ho qualcosa di sicuro!
Alechan: Che dire, grazie per la tua disponibilità e un grandissimo in bocca al lupo!!!
Jamie: Figurati, e crepi!!!
Ringraziando ancora Jamie per la sua disponibilità e per le foto bellissime che ci ha mandato, (ci sono anche ioooo mi vedete? :D) vi do la mia idea su come poter diventare mangaka in Giappone seguendo l’esperienza di Jamie. Soprattutto parlando dal punto di vista del permesso di soggiorno.
La mia idea è che in primis dovreste arrivare in Giappone con un visto studentesco, di quelli che ti permettono di lavorare part time.
O comunque un visto che vi permetta in qualche modo di lavorare in Giappone. Ho parlato del visto studentesco perché ovviamente senza lingua non si fa molto.
Arrivati lì poi, mentre frequentate la scuola, informatevi leggendo le varie riviste e guardando le inserzioni di ricerca di assistenti. Ci sono molto spesso, non è difficile trovarle e, come ha fatto Jamie, mandate le cose che richiedono per essere presi in considerazione. Infine, se e quando verrete chiamati per un colloquio, fate vedere quanto valete e discutete la vostra posizione con il mangaka o la casa editrice. Non penso sia così impossibile, tutto sta nel fare le cose seguendo quello che dice l’immigrazione. Un visto per fare questo lavoro, se avete una persona che vi vuole fortemente, si trova di certo.
In bocca al lupo a tutti ragazzi!!!!!
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