La donna con gli occhi a mandorla
Fra le domande che mi fanno più spesso quando si parla di Giappone ce n’è una che non manca quasi mai: “Come sono le donne giapponesi?”. Premetto che la mia fidanzata è giapponese e che le ragazze del Sol Levante mi hanno sempre attratto molto, non esclusivamente per un fattore estetico, ma per l’innata femminilità e il loro modo di essere donne.
Per trattare l’argomento “donna giapponese” dobbiamo fare un lungo passo indietro. Pare che più di un millennio fa la società giapponese fosse matriarcale, le donne avevano un ruolo centrale e ricoprivano incarichi di potere. Nel corso dei secoli però le cose sono cambiate e le donne si sono trovate ad occupare uno spazio sempre più marginale nella società, costrette ad una vita di sacrifici alle spalle degli uomini. Questa condizione sociale è rimasta praticamente invariata fino a pochi decenni fa, quando con la modernizzazione della società la situazione femminile ha cominciato a migliorare grazie al riconoscimento di una serie di diritti.
Sebbene oggi il Giappone sia cambiato molto rispetto al secolo scorso, si può ancora notare come le donne non siano abituate a ricevere molte attenzioni dagli uomini, che raramente sono romantici e affettuosi come i “gentlemen” occidentali e italiani in particolare.
Questa è la ragione per cui sempre più ragazze preferiscono avere un ragazzo europeo o americano, abituato a dedicare più attenzioni alla propria fidanzata rispetto alla gran parte degli uomini giapponesi.
Il fatto che il romanticismo sia per loro inusuale può rendere il rapporto veramente speciale, dove ogni piccolo gesto d’amore non è mai dato per scontato e viene quindi apprezzato e ricambiato. Il motivo per cui le ragazze giapponesi appaiono così femminili e aggraziate è quindi dovuto al modello di società che oggi sta cambiando, ma che ha ancora profonde radici nel passato.
Attenzione però a non farsi un’idea troppo romantica della donna con gli occhi a mandorla, perché pur essendo in grado di sfoggiare una impareggiabile grazia e femminilità sa anche tirare fuori gli artigli, e spesso sono artigli ben affilati.