Matrimoni in Giappone, intervista a Don Simone
Chi di voi non ha mai sentito il detto “i giapponesi nascono shintoisti, si sposano cattolici e muoiono buddisti”? E’ evidente che il rapporto di questa popolazione con la religione sia un po’ complicato, o meglio, un po’ complicato da capire per molte persone che non cambiano bandiera religiosa così spesso e sono state allevate nei principi di una solamente.
Ma da un popolo che riesce sempre a fondere quello che prende dall’esterno con la sua cultura, non potevamo che aspettarci anche questa ennesima prova a riconferma della teoria.
Se di nascita sono shintoisti, i giapponesi, quando arriva il momento di sposarsi, adorano la cerimonia matrimoniale occidentale, il vestito bianco, la chiesetta, il parroco e il fatidico “ora può baciare la sposa”.
Pensate che ci sono persone che si mettono persino a frequentare dei corsi di catechismo per potersi sposare in chiesa, anche se onestamente non so quanto sia valido non facendo esattamente il lungo percorso che fa un cattolico normale ma sottoponendosi ad un “corso intensivo”.
E tutto per arrivare all’abito bianco, all’avere la torta a cinque piani, il bouquet da lanciare e via dicendo.
A quel punto, quando arrivano alla cerimonia, vogliono le cose fatte bene. Non un addobbo, non un colore deve essere fuori posto, la scena deve essere perfetta, con tanto di officiatore in vestito da prete e rigorosamente occidentale.
Ovviamente essendo una cerimonia “falsa”, anche l’officiatore non è un vero sacerdote ma una persona di fattezze non giapponesi, che indossa un abito talare e celebra questo “matrimonio cattolico”.
Proprio qui entra in scena il protagonista di questo articolo.
E’ un italiano residente in Giappone ormai da molti anni, si chiama Simone e fa esattamente questo di professione, il “falso prete”!
Da quanto tempo ti sei trasferito in Giappone e cosa ti ha portato a fare questa scelta?
Allora, la storia è un po’ lunga e risale sin dalla mia adolescenza. Come la maggior parte di voi anch’io sono cresciuto a suon di pane e cartoni giapponesi. Durante le superiori ho conosciuto il mondo dei manga/video games, e poi tutto viene da solo no? 🙂
Per me la storia prese una piega “inaspettata” dopo aver lasciato la scuola prematuramente. Senza starvi a raccontare il perché non abbia portato a termine gli studi, se non ricordo male durante il mio diciottesimo anno conobbi in una sala giochi un ragazzo giapponese. Sta di fatto che diventammo amici e tramite lui, in pochissimi giorni, ero pieno di conoscenti giapponesi che da li in avanti sarebbero diventati miei grandi amici. Beh, non c’è bisogno di dirvi che io iniziai a vivere “veramente” dai diciotto anni in poi… Improvvisamente buttai via manga e anime, non ne avevo più bisogno perché quello che cercavo in loro adesso lo avevo concretamente!
Conobbi tantissimi ragazzi e ragazze giapponesi (e anche parecchi coreani devo dire), tutti studenti con i propri sogni e la cosa mi entusiasmava molto, da li a poco avrei conosciuto la mia prima ragazza (ovviamente giapponese) e da quel momento fu tutta una salita. Mi resi conto di una cosa però… la maggior parte dei miei amici erano studenti quindi anche le persone con cui avevo un legame forte (varie ex-ragazze comprese) erano destinate prima o poi a tornare in patria. Certo, con i veri amici anche dopo l’allontanamento siamo sempre rimasti in contatto e ci sentiamo tuttora, ma ad ogni modo la cosa mi riempiva di tristezza. Poi quando è partito il mio primo vero amore potete immaginare che disgrazia! È partita proprio “sul più bello” e io volevo buttarmi sotto un treno!
Sta di fatto che un giorno mi ritrovai a pensare, ma se ho tutti stì amici giapponesi che cavolo ci rimango a vivere qui? Proviamo a vivere li no?
Se non erro correva l’anno 2001 e conobbi sempre a Milano una persona molto importante (un’altra! Direte ^^) e ci innamorammo a vicenda. Una volta conosciuta questa ragazza (ovviamente giapponese, che ve lo dico affà ^^), il lavoro andava bene, stavo facendo carriera e mi entusiasmava, decidemmo di andare a vivere insieme, e diciamo che un po’ il sogno di andare in Giappone a vivere l’avevo messo da parte.
Per un po’ di anni ha funzionato ma poi si sa, se una cosa è scritta nel destino così deve essere. Il mio futuro non era in Italia ma bensì qui in Giappone. Mi separai con la mia bella, iniziai a studiare seriamente la lingua giapponese in una scuola privata e dopo pochi anni con una buona dose di forza di volontà mi ritrovai qui a Tokyo in pianta stabile! Banzai!(^O^)
Spesso si sente dire che è difficilissimo ottenere un visto lavorativo in Giappone, puoi raccontarci come sei riuscito a farcela?
Prima di andare in Giappone con l’intenzione di cercare lavoro ero comunque stato in viaggio svariate volte. Sta di fatto che presi un’aspettativa di tre mesi dal lavoro e andai luglio-agosto-settembre 2007 a Tokyo con l’obbiettivo di viverci. Dopo circa 2 settimane accompagnai una coppia di miei amici giapponesi calzolai (che tra l’altro avevo conosciuto a Milano) in giro per dei fornitori di scarpe italiane; ogni volta che entravamo da un fornitore il mio amico mi presentava ad esso dicendo: “questo è un mio amico italiano e vorrebbe vivere qui in Giappone”.
Uno di questi fornitori mi disse che aveva un amico che importava cioccolato dall’Italia e che mi avrebbe presentato se volessi. Se mi ricordo bene la sera stessa già mi aveva messo in contatto con questo grande boss. Mi presentai direttamente in azienda e dopo un breve colloquio informale, non so perché ma feci talmente una buona impressione al capo che dopo un periodo di prova decise di aiutarmi a realizzare il mio sogno facendomi vivere qui in Giappone (ovvero dandomi il visto lavorativo). Banzai! (^O^)
Quanto è durata la tua prima esperienza lavorativa e perché hai deciso di concluderla e voltare pagina?
È durata esattamente 10 mesi e ho smesso per il seguente motivo. Come detto prima, il capo mi ha assunto un po’ per simpatia e un po perché nei tre mesi di prova (dell’anno precedente) ero riuscito a far mettere in contatto questa azienda con una famosa azienda di interior design italiana. Sono stato assunto con il compito di trovare “nuove” opportunità di business con l’Italia, ma detto tra di noi, a parte quella botta di culo iniziale di aver messo in contatto le due aziende non ho più combinato niente.
Alla fine la tipologia di lavoro non mi piaceva e non ero stimolato. Stare tutto il giorno in ufficio… (in Italia io ho sempre fatto il network/system engineer, totalmente un altro mondo!) Non vedevo l’ora che arrivasse il weekend per andare a distruggermi in discoteca. 🙂
Quindi dopo 10 mesi, io e il mio capo ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: allora che si fa? Abbiamo convenuto che forse era meglio che io lasciassi la mansione. E quindi mi sono licenziato.
E come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere. 🙂 Banzai!(^O^)
Sulla community facebook di ItaliaJapan.net ci hai raccontato che la tua attuale professione è quella di celebrare matrimoni come “falso prete”. Ci spieghi cosa ti ha portato a fare questo lavoro?
Certamente, allora avevo sentito parlare di questo lavoro da un amico e già la cosa mi sembrava curiosa. Poi proprio quando stavo per licenziarmi dall’azienda un altro mio amico iniziò a fare questo lavoro. Beh, lui smise praticamente subito perché probabilmente non era portato, però ebbe la geniale idea di presentare il sottoscritto (che a breve sarebbe rimasto senza lavoro) a questo pastore (vero) giapponese che gestiva tramite la sua azienda diversi “finti pastori” da mandare in giro per gli hotel a celebrare matrimoni.
Ed anche qui direi: Banzai!(^O^)
Quanti giorni lavori a settimana? Si guadagna bene facendo questa professione?
Lavoro principalmente sabato, domenica e festivi. Però durante la settimana capita di avere matrimoni (in genere uno al giorno per gli infrasettimanali) quindi, considerando che un matrimonio dura all’incirca 20 minuti, di “ore lavoro” effettive è proprio poco.
Durante i weekend (varia molto a seconda dei mesi e sopratutto dei posti dove si lavora) si possono fare anche 5/6 matrimoni al giorno. Ma la mia media (per adesso) anche nei weekend è di 2/3 matrimoni giornalieri. Per la paghetta^^… dipende da molti fattori. In genere non si ha uno stipendio fisso ma si è a contratto e si guadagna a cottimo. Se c’è lavoro guadagni, se non c’è ti “attacchi”. 🙂
Facendo questa premessa posso dirti che quelli che possono permettersi di vivere (abbondantemente) bene solo ed esclusivamente con questo lavoro sono molto molto (aggiungiamo un altro molto) pochi… Generalmente tutti durante la settimana fanno altri lavori tipo insegnanti di lingue, camerieri, ecc… Gente che ha come lavoro principale questo dei matrimoni… che io sappia soltanto un’azienda (che tra l’altro è quella con cui io collaboro) può permetterti di farlo. Quindi ripeto, dipende da molte cose, per quale azienda si lavora e poi in quale posto ti fanno andare. Bisogna fare carriera alla fine. Io per poter permettermi di vivere bene (ma non ancora abbondantemente bene) ci ho impiegato circa 3 anni e devo dire che mi sta andando sempre meglio, il fatto che sia molto giovane rispetto ai miei colleghi però non aiuta perché molti posti vogliono lo straniero anziano (che è più credibile), io avendo “soltanto” 35 anni, mi è capitato che in alcuni posti non mi volessero proprio per l’età.
Sono tanti i giapponesi che si rivolgono a te per inscenare un matrimonio in stile cattolico? Per quale motivo scelgono questo tipo di cerimonia pur non essendo di religione cristiana?
Penso che oggigiorno il 95-96% delle coppie fa cerimonie di stampo cristiano e la motivazione è molto semplice, perché vogliono imitare gli occidentali, e devo dire che in alcuni posti ci riescono proprio bene! Come ho già detto nei periodi di punta mi capita di fare anche 5/6 matrimoni in un giorno (nei weekend) ma in altri posti molto famosi che si appoggiano all’azienda per cui lavoro ci sono anche fino a dieci matrimoni nello stesso giorno e sono tantissimi!!! (Però li diventi ricco eh, puoi tranquillamente guadagnarti anche 10.000 euro al mese). Sempre ritornando alla motivazione degli sposi, alla fine, dicendocela papale papale, è un po’ il sogno di ogni ragazza (giapponese) mettersi l’abito bianco e diventare almeno per un giorno principessa. Un po’ il motivo del perché qui tutti amano Disneyland, per il mondo da favola che propone.
Quindi, qualcuno potrebbe dire “finti preti per finti cristiani”, e a prima vista le cose parrebbero essere proprio così. ^^ Però, se si guarda più in fondo, si scopre che non tutti sono “finti pastori cristiani” e che secondo la mia modestissima opinione, l’importante non è essere vero o finto ma fare una cosa per passione e non soltanto per soldi. Chi lo fa solo per soldi prima o poi molla o non riuscirà mai a raggiungere certi “livelli”.
Il sottoscritto comunque non è ateo (che secondo me è una certa forma di ignoranza), anzi se si va ad approfondire la cosa la maggior parte degli atei dichiarati sono in realtà agnostici. Odio comunque rientrare in un determinato gruppo perché la trovo molto “antiquata” come cosa ma se proprio devo definirmi posso dire di rispettare un po’ il pensiero agnostico che correva agli albori del cristianesimo. Trovo però anche gli insegnamenti induisti molto belli e veritieri e non aborro alcune tesi di stampo newgeriano. Diciamo che potrei definirmi uno spiritualista più che religioso ecco, mi piacerebbe approfondire la questione, ma penso richiederebbe un’intervista a parte. ^^
Ci tenevo comunque a precisare la cosa anche perché il mio lavoro non si limita a celebrare semplicemente matrimoni (come nella maggior parte dei “finti preti”), se la coppia lo richiede, io faccio anche i counseling e corsi pre-matrimoniali alle coppie. Quindi ritornando alla questione finto o no, una persona che fa questo lavoro soltanto per soldi non sarebbe in grado di affrontare un counseling (tra l’altro tutto ovviamente in giapponese) con la coppia. Sono effettivamente pochi quelli in grado tra di noi. Non lo dico per vantarmi ma è un dato di fatto.
Di solito dove vengono celebrati questi matrimoni?
Generalmente negli hotel, che hanno sempre dentro di loro la zona wedding. Quasi tutti gli hotel giapponesi “seri” hanno una cappella e posti dove fare i banchetti. Oltre a loro ci sono poi dei posti adibiti solo ed esclusivamente per i matrimoni. Immaginate una Disneyland in miniatura adibita soltanto per sfornare cerimonie e banchetti, e questi posti in genere hanno una grande quantità di cerimonie al giorno.
Poi ci sono i ristoranti, visto che fare una cerimonia seria con banchetto non è proprio economico (si parla di decine di migliaia di euro), recentemente c’è chi fa la cerimonia direttamente nel ristorante dove poi di terrà il banchetto, quindi tutto molto più economico. Poi, c’è da dire che alcuni posti sono veramente belli e con matrimoni fatti talmente ad “alto livello” che sembra di assistere ad un’opera musicale, e non esagero!
Ci hai raccontato anche di essere fidanzato con una giapponese, se ti capita di pensare al matrimonio, ti piace di più l’idea di una cerimonia tradizionale giapponese o una come quelle che celebri abitualmente?
Sinceramente mi piacerebbe e penso di farla in stampo cristiano come quelle da me celebrate. Sono un sentimentalista. ^^ Alcuni posti sono così belli che anche la bravura dei cantanti e musicisti è da pelle d’oca. Bello si il matrimonio tradizionale giapponese, ma mi sembra un po’ freddino rispetto a quelli che faccio io. Ad ogni modo ci deve essere musica, tanta musica e soprattutto fatta e cantata bene! Per gli abiti tradizionali giapponesi penso che mi limiterò ad un semplice servizio fotografico, che penso farò questo autunno. ^^
Da quando sei a Tokyo ti trovi meglio a socializzare con i giapponesi o con altri stranieri? Cosa ne pensi della comunità degli italiani residenti in Giappone?
In verità non ho problemi a relazionarmi con nessuno dei due, ho amici sia giapponesi, sia italiani. Alla fine a Tokyo ci sono tanti italiani e bene o male un po’ ci si conosce tutti. Ecco, una cosa da cui cerco di stare alla larga sono le comunità “ufficiali” italiane, tipo camere di commercio varie, ambasciata e dintorni. Non è proprio il mio ambiente. Sto tranquillo e sereno tra i due “mondi”.
Come ho anche detto nella community il Giappone (secondo me) è bello da vivere da stranieri, accettare i così detti “lati negativi” e goderne i “pregi”. Tutto qui.
Un’altra cosa, un giorno un italiano che viveva qui da tanti anni mi disse, questo è il “Paese dei discreti”, sii discreto e puoi fare tutto quello che vuoi (nel bene e nel male). Quanta verità in questa sua affermazione!
Cosa consiglieresti ai tanti italiani che ci seguono e sognano di vivere in Giappone?
Il mio lato idealista e sognatore dice: come un tempo lo sognavo io, chiunque può venire a vivere qui. Basta volerlo veramente e sopratutto non scoraggiarsi magari alla prima difficoltà cambiando idea troppe volte. Coltivate il vostro sogno senza troppo attaccamento, perché l’attaccamento ve lo porterà via dalle mani. Non ditevi: “che invidia, tu vivi in Giappone, magari potessi io!”
Ma ditevi e continuate a ripetervi: “un giorno io sarò li, oh se sarò li!”
Non idealizzate il Giappone leggendolo dai manga, tenete ben presente che questo Paese oggi ha forti controsensi e una profonda crisi “esistenziale”. Merito della famigerata globalizzazione. Quindi sulla base di questo, domandatevi, è il Paese dove vorreste vivere veramente o semplicemente dove venire da “turisti spensierati” magari anche ogni anno?
Nel concreto posso dirvi, prima di tutto farsi una vacanza qui per almeno due settimane. Così si inizia a vedere il posto anche se soltanto superficialmente. Poi venire qui almeno tre mesi per studiare la lingua e con l’obbiettivo di cercare lavoro. Bisogna impegnarsi però, certo che se ci si “impegna” soltanto in karaoke, harajuku, manga e anime, poi il tempo finisce e si torna a casa senza un nulla di fatto.
Se si vuole provare a vivere “lavorando” qui bisogna sfruttare le proprie conoscenze, avere la faccia come il culo, iniziare a capire come funziona la società nipponica e come ragionano loro, ovviamente saper parlare la lingua almeno elementarmente, insomma, saper vivere e crearsi da soli le occasioni di cui si ha bisogno, e se saranno rose… andrà tutto per il verso giusto.
Altro punto, create il Giappone nel vostro piccolo mondo già dall’Italia, cercate giapponesi (anche soltanto su internet), studiate la lingua, guardate i drama giapponesi, insomma vivete con “il sapore di Giappone” ogni giorno della vostra vita! E prima o poi se lo desiderate realmente l’universo girerà a vostro favore creando le cosiddette “coincidenze”, o più terra terra “botte di culo”! 🙂
Un enorme grazie a Simone per la sua simpatia e disponibilità. Speriamo di poter raccontare tante altre storie a lieto fine di italiani che sono riusciti a trasferirsi in questo splendido Paese!