Nobody Knows (Daremo Shiranai)
La recensione di oggi si occupa di Nobody Knows, un film dal taglio quasi documentaristico, di forte impatto emotivo e che prende incredibilmente spunto da un episodio accaduto a Tokyo nel 1988, la sensazione che accompagna lo spettatore durante tutta la visione è quella del vuoto incolmabile che avvolge i piccoli protagonisti ed il loro annullamento in questo vuoto.
Una giovane donna e suo figlio tredicenne Akira si trasferiscono in un piccolo appartamento di Tokyo. Appena entrati nell’appartamento, ed al sicuro da sguardi esterni, dai loro bagagli escono altri tre bambini, figli della donna e frutto di diverse relazioni, la cui esistenza non deve mai essere scoperta da nessuno, pertanto, non vanno a scuola, non possono farsi vedere sul balcone e non possono avere amici, devono vivere la loro vita come se fossero fantasmi relegati tra le quattro mura di casa. L’unico dei bambini che può uscire di casa è Akira (Yuuya Yagira), il figlio maggiore, al quale è affidato il compito di uscire per sbrigare tutte le commissioni affidategli dalla madre. Tutti i divieti e le regole che la madre impone ai bambini vengono da questi accettate con estrema naturalezza, come se fosse la cosa più normale del mondo sottostare alle assurde regole della donna, come se non fossero strani il divieto di farsi vedere o le sue assenze protratte per lunghi periodi.
Il comportamento della madre, interpretata magistralmente dall’attrice You, è spiazzante, inizialmente sembra rassicurante, tratta con dolcezza i suoi figli e gioca con loro, successivamente si dimostra immatura ed egoista fino al punto di abbandonare definitivamente i suoi figli. Con l’abbandono della madre tutta la responsabilità della famiglia ricade sulle spalle di Akira costretto ad occuparsi dei fratelli più piccoli ed a provvedere alle loro necessità diventando, in tal modo, padre, madre e fratello maggiore. Disperato e straziante è il suo tentativo di mantenere unita la famiglia e di assicurare a tutti un’esistenza il più possibile vicina alla normalità. Il film descrive lucidamente l’odissea dei quattro ragazzi, un viaggio di cui nessuno sa niente, che tutti ignorano a causa dell’indifferenza del mondo e che non termina, come spesso siamo abituati, con un lieto fine.
Regista del film è Hirokazu Koreeda che con questo lungometraggio ci conduce per mano in un viaggio nell’indifferenza, ci mostra come sia possibile che, davanti agli occhi di tutti, possano crearsi ed esistere situazioni di estremo disagio che coinvolgono i bambini e delle quali nessuno si occupa perché tutti troppo occupati ed assorti nelle proprie vicende personali tanto da non vedere e non intervenire nelle situazioni di estremo disagio. In tutto il film il mondo degli adulti è completamente assente, quasi un elemento estraneo rispetto alla vita dei quattro bambini costretti a contare solo sulle loro forze per sopravvivere. In Nobody Knows, letteralmente “nessuno sa”, l’assenza e la sopravvivenza sono i grandi temi che Koreeda immerge nella realtà dei piccoli protagonisti, il regista non esprime alcun giudizio sulla storia narrata, si limita ad osservare quanto accade ai ragazzini catturando con la sua macchina da presa le loro emozioni e lo svolgersi “naturale” degli eventi.
Il film è molto commovente, non si può non provare un’istintiva simpatia e tenerezza per i piccoli protagonisti, si prova il desiderio di poter aiutare i bambini nella loro lotta per la sopravvivenza e contro l’indifferenza del mondo. Gli unici ad entrare in contatto con loro sono due amici adolescenti di Akira che puntualmente spariscono e la solitaria Saki che si rifugia nella bisognosa amicizia dei quattro fratelli.
Molto bravi sono i giovani attori che riescono a riprodurre sullo schermo il dramma dei piccoli protagonisti, particolarmente intensa e riuscita è l’interpretazione di Yuya Yagira, Akira, vincitore al Festival di Cannes del 2004 del premio di miglior attore.
Cesidio Tatarella