Come sono visti gli italiani in Giappone?
Quando dici che sei italiana, qui in Giappone, ci sono tre tipi di reazioni che puoi vedere davanti a te.
Quella di persone che non sono mai state in Italia, di solito mediamente giovani, che hanno a stento la terza media (la scuola dell’obbligo è fino alle medie), devono ancora collegare che la “pasta” è un cibo italiano, anche se la mangiano magari tre volte a settimana, conoscono forse qualche nome italiano random ma tra un po’ ti rispondono che la pizza viene dall’America per quanto ne sanno poco del nostro Paese.
Le loro reazione è un “Aaah Italia…” ma tu senti che potevi dirgli che venivi pure dal Kazakistan e ti avrebbero risposto nello stesso modo.
Per loro non fa una grande differenza la tua nazionalità, la cosa finisce lì e non c’è seguito.
Il secondo tipo sono quelli che sono andati a farsi la vacanza in Italia, si sono visitati cinque città in sei giorni e spalancano gli occhi col sorriso appena dici che sei italiano.
Ti parlano di come si sono divertiti a Firenze, la città più amata dai giapponesi, di come hanno mangiato bene…
Hanno una conoscenza superficiale dell’Italia ma quel tanto da avergli lasciato un bel ricordo o magari un ricordo… variopinto, così da fare in modo che per un po’ tu vi possa anche intavolare un discorso.
Ma la media di attenzione e interesse di un giapponese non è molto lunga e a differenza di noi, che siamo un popolo di artisti, loro sono più pragmatici, quindi dopo un po’ la cosa comincia a non essere più così fantastica, ma normale e il fatto che tu sia italiana passa in secondo piano.
A quel punto magari si può cominciare un rapporto.
E poi ci sono gli appassionati.
Queste persone sono andate in Italia, si sono innamorate della cultura, dell’arte, della musica (l’opera va per la maggiore) e vogliono anche imparare la lingua perché trovano gli italiani fantastici.
Con loro… beh devi andarci un po’ cauto.
Di solito si sono fatti un’idea molto… a nuvoletta rosa, aiutati anche dall’immagine dell’Italia che viene data qui in Giappone.
Eh già, perché presi dal loro grande interesse hanno cominciato a fare attenzione a ciò che di italiano c’è in giro qui.
Per cui magari pensano che gli uomini italiani girino sempre vestiti in giacca e cravatta e che tengano una rosa nella tasca per darla alla bella di turno.
O che siamo un popolo di rimorchiatori incalliti e lavoratori sfaticati, ma suvvia, la vita è bella e cantiamo suonando il mandolino!
E gli piace guardare tutto questo, è un modo di fare completamente diverso dal loro e li affascina da lontano.
Questa volta, quando dici che sei italiano, ti attaccano una conversazione che non finisce più.
E tu vorresti anche magari scappare, il treno arriva alla tua fermata e devi scendere… stai facendo tardi per un appuntamento, ma quelli non mollano l’osso e continuano imperterriti a chiederti cosa fai in Giappone, quanti posti hai visitato, cosa ti piace del Giappone e via a non finire.
Mi è capitato di saltare la mia fermata della stazione perché una signora seduta vicino a me aveva attaccato, con un sorriso stampato in faccia, a parlarmi di tutto e di più, dopo aver saputo che ero italiana, e io non riuscivo a muovermi per dirle che dovevo scendere.
Finì che lei scese sei stazioni dopo di me e io scesi alla settima e presi il treno per tornare indietro.
Insomma, di reazioni alla nostra nazionalità ne ho viste molte, ma penso ci siano delle differenze tra come la gente si rapporta con gli italiani a seconda che siano maschi o femmine.
Probabilmente il mondo guardato da un italiano, maschio, in Giappone sarebbe diverso dal mio.
Una volta, decisi di fare una prova e chiesi ai miei studenti che avevano un livello più avanzato di conoscenza della lingua italiana, se avevano un’immagine in mente quando pensavano all’italiano medio.
Ovviamente come uomo tutti mi facevano il nome di Girolamo Panzetta o se proprio gliene chiedevo un altro, tiravano fuori Berlusconi e si mettevano a ridere.
Per quanto riguarda Panzetta, credo che sia in gran parte colpa sua se in Giappone gli italiani vengono presi poco sul serio.
Ma nello stesso tempo, questo signore ormai cinquantenne ha venduto l’immagine di italiano, estremizzata al 200% facendoci un mare di soldi.
A me lui non piace, anzi diciamo che lo detesto cordialmente, ma quanti non avrebbero fatto lo stesso per avere successo?
Però ammetterei che è anche grazie a lui se per la popolazione giapponese, il maschio italiano latin lover è un must, il che fa sì che i maschietti italiani, anche quando non sono propriamente degli adoni, riescano ad avere successo con le femminucce giapponesi.
Per quanto riguarda Berlusconi, beh, qui arrivano solo le notizie più… diciamo… da gossip, come i festini, le minorenni, il fatto che possieda moltissimi media.
E i giapponesi prontamente ogni qualvolta sentivano il suo nome si mettevano subito a ridere.
Diciamo che la nostra immagine qui non brilla per serietà.
Riguardo alle donne invece, sfortunatamente non c’è una figura che rimane più impressa.
Le donne italiane che vengono alla mente dei giapponesi, sono quelle viste nei film degli anni d’oro del cinema italiano come per esempio Sofia Loren o persino Anna Magnani… e devo dire, io sono abbastanza contenta così.
Però in quel caso, non rimaniamo impresse per qualcosa di particolare che non sia un’immagine sfocata tirata fuori dalla memoria di un film.
Una figura bruna, formosa che ha una personalità molto forte, cosa che un po’ spaventa i maschi giapponesi.
Una volta mi ricordo che quando andai a segnarmi ad un’agenzia per lo spettacolo, dopo che seppero che ero italiana mi dissero che sarebbe stato meglio se mi fossi fatta i capelli scuri… perché quella è l’immagine di italiana che ha il giapponese medio.
Da qui ho capito il perché del mio essere sempre scambiata per russa. Che poi di russo non ho niente, mah vabbè…
Insomma, quando mi accorsi di questo, del modo in cui i giapponesi si rapportavano agli italiani, decisi che in qualche modo, per quanto mi riguardava, avrei dovuto, per vivere qui in armonia sfruttando le mie potenzialità, abbassare il tono di voce, noi italiani tendiamo ad avere sempre un tono di voce molto alto, cercare di tenere un’immagine che fosse convenzionale al posto in cui vivevo facendo attenzione però a mantenere i lati artistici propri della mia nazionalità, la nostra grande carica di entusiasmo, la vivacità mentale e l’originalità, sempre evidenti.
Perché sono quelli che, nella vita di tutti i giorni, soprattutto lavorativa, fanno la differenza. Sono quelli che ci fanno invidiare.
Le persone straniere che vivono in Giappone sanno benissimo che nonostante ci provino, non verranno mai visti dai giapponesi come loro simili, ma io penso che la cosa sia sfruttabile a nostro enorme vantaggio. Perché noi possiamo assomigliare a loro, ma avremo sempre una marcia in più data dalla nostra individualità.
Perdere questa per diventare uno del mucchio di “salarymen” che ogni mattina si strizzano in un treno depressi e con il viso sempre serio… non ne vale la pena.
Gli italiani soprattutto hanno una solarità ed una personalità che qui ci invidiano moltissimo, basta smorzare un po’ della nostra esuberanza per trovarci aperte tante possibilità di instaurare relazioni interpersonali.
Il sunto di questo è che noi italiani siamo di norma molto apprezzati, ma per vivere bene qui dobbiamo smorzare i toni troppo forti, smettere di lamentarci e cercare di mantenere sempre la positività intrinseca che è nella nostra personalità solare.
Ricordandoci sempre che anche il più silenzioso e taciturno degli italiani potrebbe essere più di compagnia di un giapponese medio.