Che estate quella giapponese
Tutti quanti dicono che l’estate sia il periodo dell’anno meno indicato per andare in Giappone perché fa troppo caldo, e probabilmente hanno anche ragione. Per quanto mi riguarda, nonostante tutto, l’estate giapponese resta la stagione che amo più di ogni altra.
Il caldo di luglio e agosto è soffocante, questo è vero, e per l’afa che c’è bastano 10 minuti a passeggio sotto il sole per trovarsi inzuppati di sudore dalla testa ai piedi. Inoltre, per noi italiani che non siamo abituati all’uso massiccio e costante dell’aria condizionata, è molto facile ammalarsi ed i mal di gola sono all’ordine del giorno. Poi ci sono loro, le cicale, che sono ovunque e fanno un rumore incessante che ti arriva fin dentro al cervello, e non si fermano mai, instancabili per tutto il giorno, anche in centro città. A completare questo quadro arrivano i tifoni, che solitamente colpiscono il Giappone con una certa frequenza a partire da metà agosto, creando non pochi disagi soprattutto a chi deve spostarsi o mettersi in viaggio.
Dopo aver dipinto un tale scenario vi starete chiedendo perché l’estate rimanga la mia stagione preferita, la risposta si trova in quello che sto per raccontare. Tokyo è una città meravigliosa, ma come tutte le metropoli è grigia, le persone che vivono qui corrono da una parte all’altra, vanno sempre di fretta, sommerse dal lavoro e dagli impegni, stressate dalle mille pressioni di una società che è fra le più competitive al mondo. Quando arriva il caldo, comincia il periodo delle vacanze, e con quest’afa anche gli infaticabili colletti bianchi di Tokyo si lasciano andare ad un po’ di sana pigrizia. L’atmosfera si distende e le espressioni della gente appaiono più rilassate, il grigiore della città si fa da parte e lascia spazio all’esplosione di colori dei natsu matsuri, i caratteristici festival estivi.
Praticamente ogni fine settimana si celebra qualcuna di queste feste nelle diverse zone di Tokyo, e allora i treni, così come la metro, si affollano di ragazze e ragazzi vestiti con lo yukata o il jinbei, gli abiti tradizionali dell’estate giapponese, spesso coloratissimi e ricchi di splendide decorazioni. Nelle serate di festa, quando il sole si fa da parte e le temperature diventano più sopportabili, ci si raduna per lo spettacolo degli hanabi, ovvero i fuochi d’artificio, che poco hanno a che vedere con quelli a cui siamo abituati in Italia. In queste occasioni è impossibile non farsi tentare dal profumo del cibo che arriva dalle bancarelle, per me è la miglior occasione per riempirmi la pancia di takoyaki.
Per concludere questo post voglio raccontarvi un piccolo episodio di ordinaria gentilezza, che ho vissuto in una calda giornata trascorsa a Kamakura insieme alla mia amica Miki. Stavamo camminando verso la stazione, per raggiungere la spiaggia, quando improvvisamente si è messo a piovere e siccome Miki era vestita con lo yukata, per non inzupparselo d’acqua, ci siamo riparati sotto un albero. Una signora ci ha notati da dentro casa, è uscita e ci ha invitati ad entrare a ripararci sotto la tettoia nel suo giardino. Dopo alcuni minuti, quando ha visto che non smetteva di piovere, è tornata da noi con il suo ombrello ed è stata così gentile da regalarcelo. Siccome volevamo ricambiare e il tempo ce lo permetteva, appena siamo arrivati alla stazione abbiamo comprato un nuovo ombrello e dei dolci e glieli abbiamo portati a casa.