Principessa per un’ora: l’esperienza dei Butlers Cafè
Come chi si è letto il mio primo articolo ricorderà, la mia passione per il Giappone cominciò con i manga e gli anime quando ero al liceo.
Ancora ignara della moltitudine di sfaccettature che questo mondo cartaceo poteva avere, nei primi viaggi nel Sol Levante mi limitavo a comprare i volumetti originali delle serie che seguivo e un po’ di merchandising vario; le mie spese si fermavano lì.
Fu più avanti, quando scoprii il fantastico mondo del Boys Love, e di quello che comunemente viene conosciuto come fanservice per ragazze, che mi resi conto di quanto diversa fosse la mia concezione di essere “una appassionata”, da quella che avevano le ragazze giapponesi.
Loro non leggevano solo una serie, loro volevano viverla.
Cerchiamo di spiegare.
Una enorme fetta di popolazione femminile giapponese appassionata di manga e anime con un’età che parte di solito dai 20 anni in su, non viene attirata dagli shoujo manga, quelli sono per le bambine delle scuole elementari e medie, preferisce invece altre due tipologie di serie. Quelle shounen ai (il Boys Love, dove viene dipinta una relazione omosessuale tra due ragazzi spesso bellissimi) e le serie gyaku harem (harem inverso), ossia quelle serie dove la protagonista femminile è attorniata da bei ragazzi che la adorano.
Per quanto riguarda il Boys Love, il discorso è lungo e complesso, e ne parlerò in seguito.
Per il gyaku harem, al fine di far provare alle appassionate una esperienza “diretta” di quello che leggono, dalla bidimensionalità di un fumetto si passa direttamente alla realtà.
Chi non hai mai sentito parlare dei maid cafè?
Penso che la stragrande maggioranza dei lettori di ItaliaJapan.net sappiano cosa sono senza che ve lo spieghi io, ma dovete sapere che esiste una versione dei maid cafè anche per donne, ossia i butlers cafè.
Però, le differenze tra i due luoghi sono sostanziali.
Nel maid cafè infatti, i clienti, prevalentemente maschi, non prestano una grande attenzione a dove siedono o all’ambiente che li circonda, perchè la cosa che importa è avere la cameriera carina che si occupi di loro e che li coccoli.
Le ragazze invece sono più esigenti.
Un posto simile al maid cafè ma per donne, deve avere prima di tutto un’accuratezza nei dettagli, nell’ambiente, in quello che viene servito, nelle maniere di chi serve, nel profumo che ci pervade quando vi entriamo… insomma, se solo il cameriere è carino ma il posto lascia a desiderare, le ragazze non sono soddisfatte.
L’immagine in toto deve essere perfetta, e se lo è, il luogo diventerà frequentatissimo.
E’ questo che fa la vera fortuna dei butlers cafè.
Luoghi dove le ragazze non solo mangiano cibi deliziosi, ma vengono trattate, proprio come nelle serie gyaku harem, da vere principesse con tanto di maggiordomi al loro servizio che le coccoleranno in un’ambientazione da favola.
Ovviamente la sottoscritta è stata molto attirata da questi luoghi, e in particolare da uno di essi, o meglio, il butlers cafè per eccellenza, un locale che si trova a Ikebukuro sulla famosa Otome Road, chiamato Swallowtail.
Dovete sapere che quando aprì nel 2006, trovare un tavolo da riservare allo Swallowtail era un’impresa impossibile!
Dovevi collegarti al sito quando aprivano le prenotazioni che venivano fatte da lì per due mesi in avanti, ma all’apertura, la pagina andava in tilt per quanti contatti c’erano e alla fine quando finalmente riuscivi ad aprirla trovavi tutti gli slot pieni.
Anche io ci impiegai un po’ (tipo che prenotai a Maggio stando sveglia la notte in Italia, per un tavolo ad Agosto) ma alla fine ci riuscii e da allora ci ritornai svariate volte, con diverse amiche, per il semplice fatto che mi piaceva il cibo, era una esperienza interessante e accumulavo punti sulla membership card. 😀
Ecco il mio racconto di oggi, la mia prima esperienza al cafè Swallotail, a Ikebukuro, fatta con altre 5 amiche, tutte straniere di svariate nazioni.
Quando prenoti allo Swallowtail, oltre al tuo nome, nel form ti chiedono anche come vuoi essere chiamata, se con il semplice “sama”, se vuoi essere chiamata “ojousama”, “himesama” e così via.
Io avevo scelto ojousama (che è diciamo un “signorina” o anche “padroncina” utilizzato nelle famiglie altolocate) e quindi mi trovai davanti un bel ragazzo vestito da maggiordomo che mi disse testuali parole:
“Bentornata Alessandra oujousama, siamo in tempo per il tè che verrà servito tra breve, le è piaciuta la passeggiata?”
Eh sì, perché il concetto che creano lì è che tu diventi la “principessa”, la padroncina della casa che torna da una passeggiata che può essere stata in carrozza o a cavallo ed è ora del tè (o del pranzo o della cena a seconda dell’orario della tua prenotazione).
La permanenza è di 80 minuti e seguendo il mio bel maggiordomo personale, al quale avevo opportunamente consegnato borsa e soprabito, venni condotta nel salone, adornato di mobili tirati a lucido che rimandano molto all’età Vittoriana, e invitata a sedermi davanti ad un tavolo apparecchiato con posate brillanti e tovaglie finissime.
Il maggiordomo ovviamente mi spostò la sedia per farmi sedere e poi mi mostrò il menù.
I menù variano come prezzo, si parte dai 15 euro di solito per un tè, ovviamente ci sono tantissimi gusti da scegliere, e per accompagnare il tè vengono portati dei dolci e degli spuntini salati su un vassoio a tre piani.
Dopo aver scelto il menù, seguendo le indicazioni datemi in precedenza dal mio maggiordomo, presi la campanella argentata che si trovava sul tavolo e la suonai.
Eccolo che si avvicina con passo veloce e prende il mio ordine.
Nell’attesa che portassero la mia ordinazione, mi guardai intorno, e mi accorsi che c’erano due tipi di persone nel locale: quelle che sorridevano divertite perché stavano prendendo la cosa per quella che era, ossia un’esperienza senza tante pretese, e quelle che invece si comportavano esattamente come se fossero delle signorine di buona famiglia.
Una volta, in una delle mie successive visite, vidi una ragazza che era andata lì da sola e che mangiava il suo sandwich come se stesse mettendosi in bocca del caviale.
Mi lasciò molto perplessa, ma questo è il potere di luoghi del genere. E’ a questo che mira chi li ha creati. Farti credere sul serio di essere una principessa.
Tornando a noi invece, quel giorno, presa da curiosità, mentre aspettavo il mio tè del pomeriggio, decisi che volevo andare a vedere com’era il bagno di questo posto.
Chiamai il maggioromo che vedevo più vicino al tavolo, chiesi indicazioni per la toilette e qui ci fu da ridere.
Lui chiamò il mio maggiordomo personale infatti, il quale non si limitò ad accompagnarmi in bagno, ma rimase lì, fuori la stanza da bagno per l’intera durata della mia permanenza dentro. Ora, io ero andata a vedere la toilette per curiosità, ma dico, se una invece sente il richiamo della natura come fa se c’è un bel ragazzo fuori che ti aspetta? 😀
Comunque, anche quel posto era ovviamente identico allo stile del salone, fiori, specchi bianchi e di tutto e di più per la toelettatura.
Avevano davvero fatto le cose perfette.
Tornata al tavolo, neanche cinque minuti dopo la mia ordinazione arrivò.
Avevo preso un tè alla crema e caramello… una cosa divina se ci si aggiungono anche del latte, e dei dolcetti.
Prima di versare il tè però il mio maggiordomo non solo ripeté di nuovo quello che c’era nel piatto, ma poi mi raccontò la storia dietro al servizio di tazze e piatti nel quale mi stava servendo il cibo, la porcellana finissima, le rifiniture in oro, il dipinto a mano.
Io capivo diciamo 1/3 di quello che diceva e non sapevo neanche che faccia fare perché… che faccia si fa in questi casi?
Dopo avermi versato la prima tazza di tè e avermi messo il tovagliolo in grembo, la teiera venne accuratamente ricoperta con un copriteiera in stoffa pesante per preservare il calore del tè, e il maggiordomo si allontanò augurandomi un buon appetito.
Un’altra figuraccia che feci quel giorno fu quando finì la mia prima tazza di tè.
Commisi l’enorme errore di prendere la teiera per riempirmi la tazza.
Sacrilegio, ojousama ma cosa fate!!!
Vidi il mio maggiordomo precipitarsi al tavolo come se fossi in fin di vita e prendere le redini del tutto dicendo che ci pensava lui.
In pratica, secondo la loro visione, io avrei dovuto suonare la campanella, chiamare il mio maggiordomo e dirgli di versarmi il tè.
Da allora, quando mi capitò di ritornarci, siccome mi imbarazzava moltissimo questa parte, aspettavo il momento in cui il mio maggiordomo non era in vista e di nascosto mi versavo da sola il tè.
Quando scadono gli 80 minuti, ovviamente non può rompersi la magia della principessa con un “ecco il conto”.
Il mio maggiordomo, orologio di taschino alla mano, venne ad informarmi che era ora di prepararsi per lo spettacolo all’opera che avevo in programma di vedere quella sera, e dopo avermi messo il soprabito e ridato la borsa, mi accompagnò alla porta e mi augurò buona serata.
Lo ammetto, ogni volta che uscivo da lì avevo il sorriso.
Non solo per il cibo, ma per l’ambiente e per, non so spiegare, la magia che c’è nell’entrare in un posto dove il tempo sembra essersi fermato al periodo dell’Inghilterra Vittoriana e dove tu sei l’unica principessa protagonista.
Ormai ci vado solo per portare amiche curiose, ma devo dirlo, è sempre una bella esperienza che consiglio alle ragazze semmai vi venga voglia di provarla.
Anche se, lasciatemelo dire, ultimamente i maggiordomi che sono lì non incontrano il mio gusto… peccato.
Ah, sì raramente capita anche che ci siano clienti maschi, in quel caso verranno chiamati “danna sama” o “bocchama” che sono due modi aristocratici per dire “padrone” o “padroncino”.
Devo dire, una volta portai anche un amico maschio qui, ma lui si vergognò come pochi… non capisco, perché? *_*
Allora ragazze, vi è venuta voglia di provarlo?
Per curiosità il sito del cafè dove sono andata io è www.butlers-cafe.jp.
Se decidete di provare questa esperienza, divertitevi!!!