James, un raggio di sole nelle tenebre
Dopo la mia caduta nel buio e nella disperazione, ecco il giorno in cui è arrivato uno spiraglio di luce: un amico che ha salvato me ed il resto della mia permanenza a Tokyo, James!
Il consiglio di tutti i miei amici italiani che avevo sentito in quelle ore terribili era: “Hai speso un sacco di soldi, ti sei fatta 14 ore di volo, sei in un posto dove tutti vorrebbero andare ma pochi riescono… Non farti rovinare la vacanza da un idiota! Goditela!!”. E così ho provato a fare.
Sono andata alla Skytree, la moderna torre di Tokyo. Consiglio a tutti di andarci, e magari di avere la fortuna che ho avuto io, essere lassù durante il tramonto! Vi dico subito che i giapponesi sono superefficienti e organizzatissimi: coda veloce per il biglietto, niente ressa o file interminabili!
Sono salita col mio gruppo su un ascensore buissimo, total-black, e in un attimo (con conseguenti orecchie tappate) arriviamo a 350 metri: il Tembo Deck. Vista spettacolare a 360 gradi su tutta Tokyo, e pure il Fujiyama che si stagliava nero contro i colori del tramonto.
Fatte tutte le foto ed essendomi goduta quel panorama, come potevo non proseguire fino a 450 metri?! Così prendo l’altro biglietto (solo 10 euro in più) per la Tembo Gallery, e dentro l’ascensore, ad un tratto, sorpresa con conseguente “OHHH!!!” di tutti i turisti asiatici che mi circondavano. Sì, perché l’ascensore in realtà non era total-black ma era di vetro. E questa volta siamo saliti attraverso la semplice intelaiatura di metallo della torre vedendo Tokyo scorrerci sotto.
Ero senza parole davanti allo spettacolo delle mille luci di quella metropoli sconfinata. Ero incantata da Tokyo!
E arriva l’ora in cui dovevo tornare in hotel, perché James, amico mio e del mio ex Naoki, sarebbe venuto da me per sapere bene che diavolo era successo.
Docciata e cambiata, sono scesa fino alla lussuosa e scintillante lobby, e come in un film: James era in fondo, seduto su una poltrona in pelle chiara che faceva contrasto col suo completo totalmente nero, ventiquattrore di fianco, e alle spalle la vetrata che dava sulla Tokyo Tower tutta illuminata come e meglio della Torre Eiffel.
Quando sono arrivata da lui, ha alzato lo sguardo dal cellulare e vedendomi ha fatto un sorriso raggiante, si è alzato in tutto il suo splendore di un metro e ottanta, mi ha salutata e siamo usciti a mangiare in un ristorante vicino al mio hotel dove per fortuna c’era anche un menù in inglese, oltre alle solite foto dei vari piatti.
A Tokyo infatti i menù riportano le foto delle pietanze, e molti ristoranti hanno delle vetrine in cui sono esposti modelli in plastica di alcune portate con i relativi prezzi.
Mentre James si è fatto portare del ramen, sashimi ed ostriche, io ho ordinato una frittata di uova a forma di mattonella con una salsina di salmone squisita. A parte il ramen, James ha condiviso tutto con me, perché lì si usa così!
Abbiamo parlato di ciò che mi era successo, e non sapeva cosa dire a parte che Naoki era uno str***o e che era fortunato ad avermi come ragazza, ed io ho sottolineato il suo “era”! Comunque, dopo cena mi ha portata dove volevo andare: a fare le foto purikura, a vedere gli otaku e in un maid cafè ad Akihabara.
Fare le purikura è stato molto divertente per le pose strambe ma soprattutto per il fatto che c’era un limite di tempo per farle e metterci sticker e scritte tramite due display e due penne digitali.
Usciti, ecco una simpatica ragazzina per strada vestita come una cameriera dei manga, con tanto di crestina, codini, grembiulino con pettorina e minigonna con sottogonna, talmente corta e ampia che ad ogni movimento si vedevano i mutandoni sotto. Era, chiaramente, una maid fuori dal suo locale per invitare i passanti ad entrare (cosa che succede fuori da ogni locale “particolare” di Tokyo, ragazzi e ragazze che ti invitano dentro).
Convinto James a portarmici, una maid ci ha intrattenuti mentre aspettavamo l’ascensore, incuriosita dal mio aspetto “esotico”, poi ci ha chiesto se stavamo assieme, e noi abbiamo subito detto che eravamo solo amici… ma poi, una volta dentro, quando una ragazza ha chiesto a James se eravamo sposati, io ho approfittato di quel momento per additarlo e uscirmene in inglese: “E’ mio marito!!”. Scherzetto a cui lui con un sorrisino rassegnato non ha potuto controbattere.
Il locale era assurdo: pieno di otaku con fasce o cravatte annodate attorno alla testa, a sventolare in aria tubi al neon colorati a tempo di musica mentre la maid di turno cantava e ballava su un palchetto tutto rosa, e ovviamente gli onnipresenti impiegati che a Tokyo dopo il lavoro vanno nei vari locali a bere e mangiare.
Nel maid cafè ogni uomo era chiamato Padrone e ogni donna Principessa, io me ne ero già accorta prima che James lo sottolineasse: “Qui sei l’unica Principessa!”. Purtroppo niente foto, perché lì tutto aveva un costo!
Devo dire che la serata con James è stata piacevolissima. Meno male che mi ha portata fuori e tenuto compagnia, James era solare, spensierato, premuroso, gentile, simpatico, divertente, loquace e parlava benissimo inglese. Insomma, era il contrario di Naoki! Anche James conosciuto online, tutto ad indicare che non centra come si conosce una persona, dipende solo da com’è, e James era una bella persona.
Da quella sera non mi ha lasciata più sola, nonostante io gli abbia esternato la mia paura che pure lui sparisse come Naoki, ma lui mi ha risposto: “Lui è uno str***o, io non sono Naoki! Io non sparirò, non sparirò!”.
E così ha fatto, ogni giorno dopo il lavoro veniva a prendermi per portarmi in giro.
Il giorno dopo ha voluto che andassi a vederlo giocare a basket. Io non capivo nulla di basket, ma ho accettato, non solo perché volevo stare in compagnia, e James era un’ottima compagnia, ma anche perché il mio ex era in squadra ed era l’unica occasione per parlargli e farlo ragionare… ma “chissà perché” quel giorno non si è fatto vedere! No comment…
Poi mi ha presentato i suoi colleghi, nonché amici, perché lì le due cose spesso si equivalgono. Dopo la partita siamo andati tutti a mangiare e bere, eravamo una compagnia numerosa.
Qui James mi ha messa in imbarazzo due volte, la prima dicendo che ero andata a Tokyo per lui, la seconda chiedendomi se la ragazza del suo capo non era carinissima. E quella sera è stato direttamente il capo di James a far sì che io avessi la serata dopo già organizzata: mi ha invitata a cena per farmi provare un famoso vino cinese, visto che io reggevo bene l’alcool.
La sera dopo James mi manda un sms in cui mi dice che non sarebbe venuto a prendermi in hotel ma io dovevo raggiungerlo alla stazione di Ikebukuro (ebbene sì, nel distretto del mio ex… dannazione!!!).
Mentre proseguivamo per le viette tutte illuminate e affollate, fra i vari ristoranti e “locali dell’amore” con foto di ragazze fuori (e io non sapevo che esistevano anche quelli con i ragazzi…), chiedo a James dove stavamo andando. Beh, mi stava portando dove lavorava! Io ero allibita, perché di Naoki non sapevo nulla mentre dopo un paio di giorni sapevo già molto di James, mi aveva presentata agli amici e mi stava portando sul suo posto di lavoro!
Fatti i saluti di rito e presentata ai colleghi che non avevo ancora conosciuto, tutti incuriositi dal mio aspetto, siamo andati al ristorante dove erano soliti andare. Il capo ha ordinato varie bottiglie di quel famoso vino cinese, che solo dopo ho saputo essere costosissimo. Dio mio, quello sì che era forte! La serata si è svolta come tutte o quasi le serate di questi ragazzi: cibo ordinato e diviso con tutti, fiumi di vino, risate, baccano, anche qualche litigio per il lavoro, e poi tutti a casa.
L’ultimo giorno l’ho passato dicendo addio ai miei posti preferiti: Tokyo Skytree Town, la “mia” via piena di negozi, Ginza. La sera ovviamente con James. Prima siamo andati a cena al ristorante cinese e abbiamo parlato della vita in generale e delle differenze culturali. Mi ha detto la verità chiara e semplice, senza mentirmi: sono rarissimi i casi in cui un uomo asiatico fa sul serio con una donna occidentale, principalmente perché gli uomini hanno delle responsabilità verso la loro famiglia e quindi devono accontentare i desideri dei genitori, non dispiacerli. Mi ha anche detto che normalmente un uomo asiatico non vuole una donna “ribelle”, e per ribelle si intende tutto ciò che va contro il volere dell’uomo, e ha concluso con “Tu saresti disposta ad obbedire al tuo uomo?”.
Durante questa cena “filosofica” ho anche avuto l’occasione di rivelargli tutto ciò che mi aveva detto la sera prima quando era ubriaco, frasi piene d’amore, a cui non avevo ovviamente dato peso dopo il trauma per Naoki, e perché comunque non era in sé.
Subito dopo, un nostro comune amico si è unito a noi e siamo andati a Ginza, in un ristorante di yakiniku vicino al mio hotel dove, anche se io francamente non avevo più fame, hanno diviso il loro cibo con me.
In quel momento, guardando fuori dalla vetrata dove eravamo seduti, dal primo piano di quel locale, mi sono persa con lo sguardo e i pensieri sulla strada lì sotto, sulla notte di Tokyo, le mille luci della città, i taxi, e quella onnipresente sensazione di abbandono lasciata da Naoki, e il ragazzo accanto a me che aveva cercato di porvi rimedio. Dopo tutto ciò io lo stavo lasciando, la sera dopo non ci sarei stata più. James si è reso conto delle lacrime che mi rigavano le guance, ma non ha detto niente.
Solo più tardi, una volta soli, si è fermato per la prima volta pensieroso, e mi ha chiesto se veramente il giorno dopo sarei tornata in Italia. Mi ha detto che gli sarei mancata, e tanto…
Prima della partenza, mentre ero sulla navetta per l’aeroporto, sotto quel bellissimo sole di Tokyo, mi arriva sul cellulare una foto da James, una foto che il suo capo ci aveva fatto al ristorante, insieme a un messaggio: “Quelle cose che ti ho detto quando ero ubriaco le penso veramente, ma ieri non volevo dirtelo per non farti star male nella tua ultima sera qui”.
Così ho lasciato Tokyo, col ricordo di un ragazzo che mi ha fatta in mille pezzi cambiando il corso della mia vita, e un altro ragazzo che ha fatto di tutto per raccogliere quei pezzi.
Tokyo, che mi ha dato così tante intensissime emozioni, e così tanto contrastanti fra loro.
Tokyo, la città che non dimenticherò mai.
Daniela Tavernelli
Leggi la prima parte del racconto di Daniela: “A Tokyo per un amore virtuale“.