Setsubun
Ogni 3 di febbraio si celebra in Giappone la fine dell’inverno con una festa che si chiama Setsubun (節分) che, quasi sicuramente in tempi remoti, era legata all’antico calendario lunisolare.
Si tratta di una specie di capodanno anche se, letteralmente parlando, la parola ha come significato la divisione delle stagioni (stagione= setsu 節 e divisione = bun 分) e proprio in quel giorno, inizia la primavera che prende il posto dell’inverno.
C’è da tenere presente che occorre considerare non le quattro canoniche stagioni come noi siamo abituati a pensare perchè in Giappone i setsu sono considerati come ministagioni e, annualmente, se ne trovano ben 24.
Da ciò si evince che gli equinozi ed i solstizi sono inquadrati come il centro delle rispettive stagioni e non, come in Occidente, l’inizio delle stesse.
Per quanto possa apparire complicato, in Giappone troviamo: l’equinozio di primavera (shunbun), il solstizio d’estate (geshi), l’equinozio d’autunno (shūbun) ed il solstizio d’inverno (tōji) ma anche altri quattro periodi (setsu o sekki) che indicano l’inizio di ogni stagione: la primavera (risshun), l’estate (rikka), l’autunno (risshū) e l’inverno (rittō).
Quello che è il giorno che precede l’inizio della nuova stagione è chiamato Setsubun e, ovviamente nel corso di un anno, se ne contano quattro anche se viene festeggiato solamente quello della primavera, appunto il 3 di febbraio.
La particolarità è quella che nel remoto computo solare giapponese, questo giorno veniva considerato come l’inizio di un nuovo anno e come la fine del ciclo solare che indicava l’inizio di tutti quei lavori che occorreva compiere in previsione della semina.
Il Setsubun veniva interpretato come momento topico di purificazione e, conseguentemente, della eliminazione degli spiriti del male.
Quando si parla di rito millenario si afferma una verità dal momento che sin dall’VIII secolo questa usanza era già presente nel Celeste Impero della grande Cina e ha le sue origini in tsuina ( 追 儺 ).
Nel paese del Sol Levante, inizia ad essere conosciuto durante l’epoca Muromachi (XIV-XVI secolo) per poi svilupparsi nel corso del tempo ma in realtà già nel periodo Heian dei monaci sostenevano che i fagioli di soia fossero in grado di allontanare gli Oni, cioè i maligni diavoli della tradizione nipponica che spaventavano le persone e rovinavano i raccolti. Questo rito è ben accettato sia nei templi buddhisti che all’interno di santuari shintoisti oltre che dalla gente comune che lo festeggia puntualmente come da tradizione popolare.
Un rito millenario
Durante il giorno del rito è facile sentire il capofamiglia oppure il toshiotoko (cioè la persona il cui segno zodiacale corrisponde a quello dell’anno e che è stata designata dalla famiglia) gridare: Oni wa soto! Fuku wa uchi! (鬼は外! 福は内!) ossia: Demoni fuori! Fortuna dentro!, a tutte le persone della famiglia indossando una maschera raffigurante il diavolo e lanciando fagioli di soia tostati.
La cerimonia del lancio dei fagioli si chiama Mamemaki (豆撒き) e significa letteralmente lancio di fagioli.
Si tratta di un esorcismo per allontanare le presenze maligne che viene eseguito proprio durante il giorno del Setsubun e che doveva essere seguito da ogni componente della famiglia, dal mangiare tanti fagioli quanti sono i propri anni più uno per propiziare l’anno che sta in procinto di arrivare.
Si tratta di una tradizione molto diffusa che coinvolge persone che sono in una età che in Giappone viene ritenuta sfortunata che sono 25 e 42 anni per gli uomini e 19 e 33 anni nelle donne.
Ma perché proprio fagioli di soia tostati?
La spiegazione sta nell’aver sempre considerato questi legumi come un sacro alimento da donare agli dei mentre la tostatura sta per inviare un segnale al maligno, dove lo si invita a venire solamente quando i fagioli germoglieranno, ma essendo stati tostati questi non potranno germogliare e quindi il diavolo non verrà.
Se questa è l’usanza che la gente pratica durante il Setsubun, diversa è la modalità che viene intrapresa dai monaci e religiosi nei templi e nei santuari.
Il rito è più benaugurante che altro tanto che i fagioli di soia tostati (alcuni avvolti in foglie d’oro o d’argento ma anche piccole buste con denaro, dolci, caramelle e altri doni) vengono lanciati sulla folla da persone importanti come attori, politici, personaggi noti, sportivi che devono essere nati sotto lo stesso animale dell’anno che sta arrivando.
Nella zona del Kansai – e da qui, propagatasi per l’intero Giappone – c’è l’usanza di mangiare un rotolo intero di makizushi che sarebbe un sushi racchiuso nell’alga nori.
Il rito vuole che il rotolo sia consumato in silenzio mentre si volge lo sguardo lungo ehō (恵方) ossia la direzione propizia dell’anno che viene, indicata a seconda dei criteri stabiliti dallo zodiaco cinese.
A Sensō-ji nel quartiere Asakusa di Tokyo, una folla di quasi 100.000 persone si raduna solitamente per festeggiare il Setsubun.
Un tempo, il rito del Setsubun permetteva che le persone potevano a loro piacimento praticare l’inversione dei ruoli. Questa abitudine era tale che giovani ragazze si pettinavano come le donne anziane (e viceversa) indossando vestiti appropriati per apparire vecchie e, ovviamente all’inverso facevano le donne anziane. Al giorno d’oggi questa usanza si è persa anche se viene ancora praticata da molte geishe per intrigare i loro clienti quando arriva a febbraio, il giorno di Setsubun.