Università e lavoro in Giappone
Dopo aver elencato i tipi di visto per il Giappone, oggi risponderò ad alcune domande che mi sono state poste dai membri del gruppo FB di ItaliaJapan.net:
- Quanto vale una laurea straniera in Giappone?
- Come si accede al Dottorato?
- Come si accede alle professioni regolamentate?
Innanzitutto il Giappone prevede un percorso di studi molto più breve di quello italiano e, dalla fine della guerra, è strutturato su tre livelli:
1. Scuola dell’obbligo
- Scuola elementare (6 anni) 小学校 shōgakkō
- Scuola media (3 anni) 中学校 chūgakkō
2. Istruzione facoltativa
- Scuola superiore (3 anni) 高校 kōkō
- Università (4 anni) 大学 daigaku [ad eccezione delle lauree in campo medico]
3. Post – laurea
- Master (2 anni) 修士課程 Shūshi Katei
- Dottorato (3 anni) 博士課程 Hakushi Katei
Per le professioni che richiedono una laurea come requisito di assunzione o di accesso all’esame di stato, quindi, agli stranieri è richiesto un percorso di studi di soli 16 anni, a differenza dei 18 richiesti in Italia. Un giapponese entra nel mondo del lavoro a 21-22 anni, un italiano a 23-24 (se è in corso, ovviamente, cosa che in Italia è rara). Ciò significa che una laurea triennale è un requisito formale sufficiente. Non si verificano casi in Giappone, come in Europa, in cui è negato l’accesso a un corso di laurea o a un esame di stato a causa del mancato riconoscimento del titolo di studio; i motivi del rifiuto di uno studente straniero già laureato riguarderà casomai uno dei requisiti di ammissione previsto dalle singole università (per esempio, per i corsi in giapponese, la mancanza del JPLT 1). A differenza dell’Italia, il Giappone ha centinaia di corsi in lingua inglese.
Per rispondere alla prima domanda, quindi, direi che non c’è alcun problema di riconoscimento dei titoli universitari, a meno che il numero di anni di studio complessivi non sia inferiore a 16 (e non è il nostro caso, come abbiamo visto). Non esiste un ente nazionale, come in UK o in USA, adibito al riconoscimento dei titoli stranieri.
L’accesso all’istruzione post-universitaria avviene attraverso una procedura di ammissione che dipende non solo dall’ateneo, ma anche dalla singola facoltà e dalla materia che vogliamo studiare. Vediamo i requisiti per un Master in Economia alla Todai (student.e.u-tokyo.ac.jp):
- Almeno 15 anni di istruzione (o capacità equivalenti da accertarsi tramite test di idoneità);
- Almeno 22 anni;
- Esame di ammissione scritto e orale (a scelta in giapponese o in inglese) su storia dell’economia (giapponese e straniera), sistemi finanziari, economia gestionale, statistica ed economia moderna (giapponese e straniera);
- TOEFL;
- GMAT (per l’indirizzo finanziario).
Per quanto riguarda il Dottorato, la situazione è un po’ più complicata, perché serve sempre almeno una lettera di raccomandazione dall’università. Nel mio caso ero stata fortunata perché l’assistente del mio relatore della tesi, che aveva vissuto a lungo in Giappone, conosceva la Preside della Facoltà di Sociologia della Tsuru University, che, molto gentilmente, mi ha aiutata con la stesura della tesi magistrale in diritto costituzionale giapponese (di cui parte è sfociata nel mio secondo libro), e mi ha mandato tantissimi libri, riviste e codici in giapponese affinché potessi sviluppare il mio lavoro. L’argomento della tesi era collegato ad un progetto di ricerca che la Professoressa aveva sviluppato qui in Veneto, perciò non avrei avuto alcun problema a completare un Dottorato in Giappone (non finirò mai di ringraziarla per le sue mail e la sua disponibilità anche durante la tragedia del Tohoku). Se avete delle conoscenze, ed è il vostro Professore a mandarvi in Giappone, potete stare tranquilli. Se invece volete andarci di vostra iniziativa, vi conviene di certo pagare per un master nella stessa università e solo dopo provare ad accede al Dottorato. I requisiti per un Dottorato in Giurisprudenza alla Kyoto University (kyodai.jp) sono particolarmente stringenti, perché i corsi sono solo in giapponese:
- Master o titolo straniero equivalente (Laurea specialistica o magistrale);
- Lettera di raccomandazione di un Professore;
- JPLT 1;
- Progetto di ricerca di 2000 parole in giapponese;
- Trascrizione in giapponese e certificato originale del titolo di studio;
- Tesi completa o riassunto di 4000 parole in giapponese.
Un discorso a parte va fatto per tutti quegli indirizzi di studio specializzanti, che presuppongono la frequenza di una scuola di specializzazione o di formazione, e per tutte le professioni per le quali è obbligatorio il superamento di un esame di abilitazione e/o l’iscrizione a un albo/ordine professionale. In Giappone la Legge sui criteri lavorativi (労働基準法) si occupa anche dei professionisti, all’articolo 14, definendoli come lavoratori altamente specializzati che devono rispettare dei requisiti previsti dal proprio ministero. Ecco alcuni esempi di professionisti che devono necessariamente avere un’abilitazione in Giappone (anche quelli che non richiedono un esame in Italia):
a) Avvocato
b) Psicologo
c) Ingegnere
d) Architetto
e) Infermiere
f) Commercialista e Revisore dei conti
g) Medico
h) Dentista
i) Veterinario
j) Farmacista
k) Agente immobiliare
l) Assicuratore
m) Analista di sistema
Bisogna distinguere chi ha già ottenuto l’abilitazione nel proprio Paese da chi invece deve ancora sostenere l’esame: nel primo caso, alcune volte basta far riconoscere il proprio titolo dal Ministero competente attraverso un iter burocratico che richiede la presentazione di documenti comprovanti l’esperienza del richiedente (avvocato, architetto), senza la necessità di sostenere alcun esame; nel secondo caso invece è obbligatorio sostenere un difficilissimo esame in lingua giapponese.
Chiara Gallese